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38 vincenzo capobianchi

Per queste ragioni tutta l’intera serie dei denari Enriciani noti appartener deve al solo periodo della vecchia moneta, e le mancanze di valore, anziché farci supporre nuove specie di denari, debbono invece dimostrarci, quali illegali adulterazioni fossero state introdotte in quell’officina nell’ultimo periodo del suo credito.

Delle due specie di denari nuovi pavesi manca finora la moneta effettiva che dovrebbe avere il valore di otto e di cinque centesimi circa; questa specie di moneta, sulla cui esistenza i documenti ce ne danno indiscutibile prova, riappare effettiva nel XIII secolo sotto Federico II col nome di denaro piccolo pavese.

Circa quella moneta nova Heinrici del documento pavese dell’anno 1129, che secondo il Brambilla avrebbe la zecca di Pavia battuto in commemorazione della sua antica grandezza, del qual fatto nulla risulta dai documenti, notammo di già come le ripristinazioni di sistemi monetari passati non fossero verosimili in quell’epoca in cui tutti i valori sempre più suddividevansi; aggiungeremo ora, che non solo in Pavia ma nell’Italia coll’enunciativa moneta Heinrici si volle intendere invece la nuova e più scadente moneta pavese affinchè venisse ben distinta dal denaro pavese propriamente detto, che costituiva l’antica e più accreditata specie. Il Zanetti suppose che i denari d’Enrico fossero le monete che stampavansi in Lucca col nome di quell’imperatore; noi però coll’autorità del surriferito documento pavese e con nuovi altri esempi tolti dalle pergamene ’dell’archivio Chiaravallese di Piastra, nella Marca anconitana, potemmo con certezza stabilire che il denaro d’Enrico fu moneta affatto diversa e dal vecchio denaro pavese e dal lucchese, coi quali contemporaneamente correva in quella provincia, ritrovandolo usato in