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il museo bottacin 207

dei primi anni del secolo XIV, tutte rarissime, sì le prime che le seconde, ond’è che con piacere notiamo l’esistenza del denaro mezzano col nome di quell’imperatore, divulgato dalla Rivista Italiana della Numismatica.


Vercelli.


Al pari delle due precedenti ebbe questa antichissima città da Federigo II il privilegio della moneta, ma di quel primo periodo della sua zecca è noto un solo pregevolissimo grosso, del quale forse col tempo si scuopriranno le parti aliquote. Fu poi operosissima sotto il dominio dei duchi di Savoia, pel corso di oltre un secolo, dal 1530 in poi, e le monete battutevi essendo per lo più contraddistinte dalla iniziale del suo nome, tacerò di esse per la già esposta ragione, e limiterommi a segnalare due pezzi i quali ricordano l’assedio sostenutovi dal governatore marchese Dogliani a nome della duchessa Maria Cristina, reggente e tutrice del figlio Francesco Giacinto, contro le armi di Spagna, nell’anno 1638.

Il primo è un quarto di lira di bassa lega che differisce da quelli riportati dall’illustre Commendatore Promis, ma è invece uguale alla doppia, e mostra dunque che gli stessi coni servirono per due effetti. Il secondo è un mezzo soldo di lega ancor più povera, pochissimo dissimile da quello che figura nella dissertazione delle monete ossidionali del Piemonte.


Chivasso e Casale.


Raccogliamo in solo gruppo queste due città, nelle quali i marchesi del Monferrato fecero lavorare il maggior numero delle loro monete, per esserci impossibile di trovare la linea matematica che distingue i prodotti monetali dell’una da quelli dell’altra. Alla prima, nella quale forse anche Manfredi IV, marchese di Saluzzo, pretendente al marchesato di Monferrato, fece battere un suo denaro imperiale, spettano verosimilmente quattro monete di questa raccolta: un grosso ed un mezzo grosso di Giovanni I e due quarti di grosso di Teodoro II. E giacché l’esimio illustratore di questa serie