Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/429

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bibliografia 415

Anche qui le officine sono distribuite come a Cartagine, e il fulmine e la clava sono i simboli di Giove e di Ercole. Ora è noto che Diocleziano s’intitolava Giovio (IOVIVS), come il suo Cesare, Galeno e Massimiano Erculeo (HERCVLIVS) come il suo Cesare Costanzo Cloro.

Con ciò Longpérier, senz’avvedersene, apriva la questione delle lettere segrete, che veniva studiata da altri eruditi. Kolb, passando dalle lettere che si trovano all’esergo a quelle che occupano il campo della moneta, trovò che sui medesimi bronzi studiati da Longpérier, a sinistra del campo nel rovescio, si trovano talvolta le lettere Η o Ι. Nessuno vi aveva fatto attenzione fino allora; ma egli osservò che la lettera Η si trova sui bronzi di Massimiano e di Costanzo, la lettera Ι su quelle di Diocleziano e di Galeno. Evidentemente dunque le due lettere dovevano significare HERCVLIVS e IOVIVS, rimpiazzando i simboli della clava e del fulmine.

Lo stesso Kolb, studiando dei piccoli bronzi (o antoniniani) degli stessi tetrarchi e precisamente quelli colla leggenda CONSERVATOR AVGG, di Diocleziano e Massimiano, coniati probabilmente a Serdica o a Siscia, trovò che le tre officine di quella zecca contrassegnano le loro monete nella seguente curiosa maniera: pei bronzi di Diocleziano

la prima officina (Α) ha la lettera Ι
la seconda (Β) „         „ Ο
la terza (Γ) ha le lettere ΒΙ

che riunite danno ΙΟΒΙ. Per quelle di Massimiano:

la prima officina (Α) ha le lettere ΗΡ
la seconda (Β) „         „ ΚΟΥ
la terza (Γ) „         „ ΛΙ

che riunite danno ΗΡΚΟΥΛΙ ossia i due appellativi di IOVI e HERCVLI, scritti alla foggia greca. Questa era indubbiamente una combinazione segreta di zecca e la parola di passo non poteva completarsi che riunendo le tre varietà d’una medesima moneta.

Il Dott. Missong, il grande specialista delle monete di Probo, classificando le monete delle sei officine di Tarragona e delle sette di Roma, trova la chiave di alcune lettere isolate che si trovano nel campo e ne forma la parola EQVITI o AEQVITI, scoprendo che le lettere sono collocate nell’ordine