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Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/469

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la zecca di bologna 445

Burignani giurava inoltre di sottostare agli ordini dei soprastanti alla zecca. Questi pubblici uffiziali, come nelle altre città, sorvegliavano a nome del Comune, sul buon andamento della zecca, stendendo i contratti di locazione, nominando gli assistenti e gli assaggiatori (de’ quali però troviam notizie più tardi) e scegliendo il locale della zecca.

Di essi il Salvioni pubblicò il giuramento1. Questo documento è una interessante pittura dell’amministrazione, del regime interno, delle operazioni tecniche, del personale di una zecca medioevale. Vi troviamo l’acquisto del cambium o metallo da monetare, assistiamo alla alligazione dei metalli, vediamo formarsene i catii e trarsene i denari, in tondelli, nigri cioè ossidati dall’azione del fuoco: se ne vede sperimentare la perfetta uguaglianza, prima di imbianchirli colla liscivia o con acidi per essere affiorati e coniati. L’operazione finiva con un altro riscontro, collo scarto dei denari reprobi, colla registrazione dei denari compiuti e legittimi che uscivano di zecca. Quest’ultima cautela era raccomandata in modo speciale ai maestri di zecca in tutti i contratti, come vedremo. La parte metallurgica spettava a varie classi di operai fra i quali erano funditores, sazatores, incisores: il conio ai monetarii.

Dopo aver accennato alle convenzioni 15 novembre 1230 tra il Comune di Bologna e Bonsignore battitore di monete. Martino Grasso, Bonaventura Gonzaga da Verona, Buono da Vimercate ed altri, senza dati nuovi2 e ad un primo accenno a monete falsificate nel 12333, veniamo alla battitura del 1236.


  1. Op. cit. Lo riportiamo (V. doc. III) perchè di molto interesse per la nostra illustrazione.
  2. Registro grosso, l. I, c. 500, r.° in Archivio di Stato di Bologna.
  3. Registro grosso, c. 517, v.