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cessione della zecca dai cambiatori ad un Andrea di Bonino (Mem. di Gioannino di fra Deulay de Sala, I sem. 1296, 16 marzo). Dopo questo sembra non avvenissero mutamenti nella nostra moneta prima del governo dei Pepoli e il Ghirardacci e le scarse riformagioni di quel perìodo ci ricordano solamente che nell’anno 1300, visti gli Statuti della città, si coniò altra moneta dal solito tipo e qualità1; che nel 1301 si bandì da Bologna la moneta imperiale perchè deficente di valore2; che nel 1305 fu ritirata dalla circolazione la moneta rasa e con essa se ne fabbricò altra3; finalmente che nel 1313 si battè ancora moneta4.

La nomina di Taddeo Pepoli a signore della città, il 28 agosto 1337, fu salutata dal popolo come il principio di un’era di pace per la città. Egli ricusò il titolo di " signore „, nome che suonava male in un comune che aveva tanto lottato per la libertà, preferì quello di capitano generale e datosi alle riforme che i nuovi tempi reclamavano, seppe presto conquistare buon nome presso il popolo5.

Tra queste riforme ci interessa la nuova battitura di monete, di cui è fatto cenno in una provvigione del 20 febbraio 1338. La nuova moneta pepolese fu battuta a somiglianza degli agontani (corruzione di " anconitani „) che equivalevano a due grossi l’uno o 23 denari ad Ancona e 24 a Bologna6. Ne ri-

  1. Provvigioni, lett. D, c. 14.
  2. Ghirardacci, Op. cit. I, pag. 428 (dalle Riform. cit.).
  3. id. Op. cit. I, pag. 563. V. i doc. e illustrazione nel recente scritto di G. B. Salvioni, Sul valore della lira bolognese, in Terza serie, Vol. XIV, fasc. IV- VI degli Atti e M. d. R. Deput. di Storia patria per la Romagna.
  4. Ghirardacci, Op. cit., I, pag. 563.
  5. id. Op. cit.
  6. Provvigioni di Taddeo Pepoli, 1338.