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annotazioni numismatiche italiane 503

nica usata sopra le diverse specie di monete di Correggio, non trovandosi improntata quella ad una testa che eccezionalmente sui sesini e su qualche altra piccola moneta. Circa al Santo, non è questa la sola volta che S. Quirino avrebbe ceduto il posto ad altri1. E non è poi così strano che il protettore della città, abituato a cangiare costume ed attributi quasi per ogni specie di moneta, ceda anche una volta il suo posto ad un nuovo Santo, messo, perchè i Milanesi vi raffigurassero il loro Ambrogio. Si capisce poi, che col nome di S. Quirino si correva rischio di fallir l’intento, facilitato invece da un nome che cominciasse per AM o almeno per AN. Notisi ancora, che S. Antonio aveva un culto speciale in Correggio, per un altare molto venerato nel Duomo.

Dunque non si avrebbe nulla sin qui, in contrario a questa attribuzione, anzi parrebbe che ogni indizio concorresse a confermarla. Nè voglio trascurare quello del peso, il quale sebbene non costituisca mai da solo un argomento valido, pur tuttavia può concorrere alla prova in unione agli altri.

Questa monetina pesa gr. 0,93 ed è quasi di puro rame; avrebbe dunque presentato le condizioni di un buon guadagno correndo frammista alle trilline di Carlo V2, le quali al titolo di 60, pesavano gr. 1,160. Ora, si veda il documento portato dal Bigi3 che prescrive per i sesini di Correggio il peso di grani 20 di libbra Bolognese, ed il titolo di circa 120. La libbra Bolognese essendo eguale a gr. 361,851, divisibile in 12 oncie di 160 carati di 4 grani, ne risulta che i sesini vengono a pesare gr. 0,94,

  1. Vedi Q. Bigi, Di Camillo e Siro da Correggio e lor zecca. Modena, 1870; tav. III, n. 23 e tav. IX, n. 74 e 75 — Kunz, in Archeografo triestino, Vol. VIII, n. 16 delle tavole.
  2. Vedi Gnecchi, Le Monete di Milano, ivi 1884, tav. XXV, p. 14.
  3. Op. cit, pag. 53.