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La Repubblica di Venezia, che andava dilatando il suo dominio nella terraferma, addì 16 settembre dell’anno 1449 s’impossessò di Crema, dopo ripetuto assedio diretto dal suo condottiero Sigismondo Malatesta. Da quel giorno, tranne qualche breve intervallo, non cessò più il dominio di Venezia sopra quella città, perchè durò quanto la Repubblica stessa, cioè fino all’anno 1797.

Superata la bufera suscitatale contro della lega di Cambra!, Venezia rientrò nel 1512 in possesso di Crema, rapita per breve tempo dai suoi avversari, e ne affidò il comando a Renzo Ceri, gentiluomo romano di casa Orsini, riputatissimo condottiero, già operoso nel riacquisto di quella città.

Combattuti nell’anno 1513 i possedimenti della Repubblica da nuovi nemici, Crema ebbe a patire per ben quattordici mesi tutte le amarezze ed i sacrifizi che fanno lugubre corteggio alla guerra, e crebbe al sommo la desolazione della forte città, dopochè, stretta d’assedio dalle armi sforzesche, comandate da Prospero Colonna e da Silvio Savello, vide rizzarsi fra le sue mura gli orridi spettri della fame e della pestilenza. Ma una ardimentosa sortita delle genti di Renzo, operata nella notte del 25 agosto 1514, pose fine a tanti mali, e liberò la desolata città.

Non molti giorni prima, avendo quel capitano esaurito ogni altro mezzo di far denaro fece battere moneta di necessità con argenti requisiti. Ecco in qual modo il Fino, seguace del Terni, riferisce il fatto.

" Venuto il mese di agosto, vedendo Renzo che in Crema ci era gran bisogno di denaro, pose mano negli argenti del Monte di Pietà e di Santa Maria della Croce, e cominciò a battere certe monete di valuta di quindici soldi l’una, le quali erano dette Petacchie. Non avevano impronto alcuno, fuorchè una imaginetta di San Marco da un lato. E perchè l’altre monete che correvano per il più erano false, queste per la loro bontà, avevano grandissimo corso per tutta la Lombardia „.