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levarsi eccezione alcuna, ben ci dimostra che l’artefice l’ha incisa dal vero.

Se non che qui potrebbe sorgere un’altra obbiezione. L’opuscolo del Dott. Pertol fu edito in Napoli nel 1818. L’annessa tavola in rame è opera di Bordiga incisore milanese. Assalini dopo il 1811 aveva lasciato definitivamente Milano. Come mai in allora potè il Bordiga raffigurare oltre che il medaglione, anche la medaglia di Londra conferita all’Assalini nel 1814?

Noi sappiamo che l’Assalini in quell’epoca erasi stabilito nei dintorni di Napoli. Fu forse napoletano il disegnatore Gigoli? Potè questi dal vero disegnare le medaglie; e forse furono quei disegni spediti a Milano, a ciò fossero tradotti sul rame per opera di quello stesso Bordiga, il quale come incisore in acciaio fino dal 1811 potè eventualmente avere avuto parte nella lavorazione del conio, o nella cesellatura dell’originale fuso anzichè coniato?

Lascio insolute le ipotesi nella tema di sentirmi ripetere ciò che già disse Apelle al ciabattino. Ai cultori della medaglistica spetta ora di risolvere la questione coll’acume critico, che solo può essere posseduto da colui, il quale di continuo si adopera intorno ad uno speciale obbietto.

Io sarò pago, se avrò potuto portare nel campo delle loro investigazioni un argomento che parmi interessante dal lato storico, e che direttamente tocca la nostra città natale.

Milano, Gennaio 1898.

Dott. Carlo Decio.