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138 bibliografia

paesi contemporaneamente, ed il nostro autore si compiace ad esaminare sulle medaglie i due elementi del nuovo stile, lo studio della natura e quello dell'antico.

Egli comincia dall' Italia e prima di tutto descrive le due note medaglie che ricordano la data del 19 giugno 1390, in cui Francesco Novello da Carrara riprese Padova dalle mani di Gian Galeazzo Visconti, che, fatto prigioniero il vecchio Francesco, ne aveva diviso lo stato con Venezia e collo Scaligero, suoi alleati del momento. Da lungo tempo gli studiosi erano di diverso parere nel giudicare 1' età di questi pezzi preziosi per la storia dell'arte, e mentre alcuni li credevano battuti per commemorare il lieto avvenimento e quindi contemporanei, altri invece li ritenevano restituiti, ossia coniati più tardi in memoria della gloria degli antenati da chi si vantava di discendere dai signori di Padova. Fra i primi si devono notare Verci, Köhler, Mader, Litta, Lazari e specialmente Giulio Friedlander, che, con buone ragioni e coll'autorità del suo nome, scese in campo a propugnare la tesi dell'autenticità, sostenendo che questi piccoli monumenti, a cui il Novello aveva affidato nel miglior modo possibile quel ricordo che egli desiderava eternare, furono lavorati nel breve periodo che corre fra la presa di Padova (1390) e la completa rovina della Dinastia Carrarese (1405). Que- sto giudizio, sebbene autorevole ed appoggiato a ragiona- menti che avevano la loro base nella storia politica ed artistica, non fu accolto da tutti gli studiosi delle medaglie del rinascimento se non con molte riserve: si osservava da alcuni uno squilibrio fra le lettere gotiche delle iscrizioni, l'impronta caratteristica del rovescio e le teste classiche del diritto, che indicavano chiaramente lo studio delle antiche monete ed un'arte sapiente non propria di un'epoca tanto remota; la maggior parte degli amatori e direttori di Musei era renitente a togliere il primo e più antico posto al Pisa- nello per darlo all'ignoto autore delle medaglie carraresi. Di queste idee si fece autorevole interprete l'Armand nella sua celebre opera Les médailleurs italiens, dove riporta il giudizio del dotto tedesco, e, pur apprezzandolo al suo giu- sto valore, non nasconde i dubbi, che l'aspetto, relativamente moderno, di tali pezzi faceva nascere nel suo animo.