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LA ZECCA DI BOLOGNA

(Continuazione: Vedi Fasc. I, 1898).




CAPITOLO VI.


Paolo V — Coniazione del 1612 — Orazio Provagli incisore dei nuovi coni — Nuove monete del 1613 e modificazioni nelle impronte volute dal papa — Gregorio XV — Urbano VIII — I ducatoni, mezzi ducatoni, il gabellone da tre bianchi — Innocenzo X — Nuove battiture — Gli incisori Cristoforo Quercia e Pietro Tedesco — Alessandro VII — Clemente IX — Clemente X — Miglioramenti nelle macchine dell'officina.


Il secolo XVII si apre con un breve periodo di quasi nessuna vitalità per la zecca di Bologna, del quale è forse a ritrovarsi la ragione nelle condizioni del commercio generale più che in quelle del luogo.

Ma dopo quel breve periodo la zecca nostra riprende il suo corso regolare ed aumenta notevolmente d’importanza col successivo accrescersi dei commerci in Italia ed appunto per la regolarità che acquista, la storia ne diventa più semplice e meno varia. Ciò premesso riprendiamo il corso della nostra illustrazione ricordando il periodo del pontificato di Paolo V (1605-1621).

Nel primo decennio di questo periodo non si coniarono che piccole quantità di moneta bassa: la più notevole fu certamente la battitura di 6 mila scudi di quattrini, concessa per chirografo del papa 29 marzo 16091: tal moneta porta appunto incise le date 1609 e seguenti.

L’offitium magisterij primarij officine monetalis fu concesso, nella seduta consigliare del io novembre 1612, a Carlo Angeli per un anno e gli fu mantenuto

  1. Bolle e brevi. A queste serie appartengono tutti i brevi con cui i papi nominavano i sovrastanti alla zecca, carica lucrosa e che era concessa a personaggi influenti di Bologna.
        Partiti, 1612, 14 marzo, 20 marzo 1618, 27 ott.