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la zecca di bologna 77

Frati1 riportò un partito da cui risulta che realmente il Francia non lavorò per la zecca prima del novembre 1508. Un mandato di pagamento di cinquanta ducati al Francia che aggiungiamo ai nostri documenti e che era sfuggito fin qui agli studiosi appoggia quei risultati e toglie ogni dubbio in proposito notando che quella mercede fu data all’artista "pro duarum stamparum S.mi D. N. pro stampandis monetis.... tam pro dictis stampis quam pro alijs stampis quas ipse promittit et se obbligai facturis prout erit necessarium„2. Si tratta dunque di un vero contratto concluso allora col Comune, nel quale il Francia si obbligava a incidere i conii per la zecca incominciando da allora. Le monete a cui alludono i due documenti sono quelle bellissime col ritratto del papa e lo stemma del Comune.

Al Francia quindi appartengono tutte le monete bolognesi del tempo di Giulio II e parecchie di quelle di Leone X, perchè il grande artista prestò probabilmente l’opera sua per la zecca bolognese, fino all’epoca della sua morte, avvenuta nel 15173.

La zecca era stata messa all’incanto il 10 novembre del 1508 e Giannantonio Saraceni e alcuni soci si erano presentati, ma avendo sentito che il termine della locazione era portato a dieci anni, termine per essi troppo lungo, viste le condizioni politiche poco stabili della città, essi si ritirarono. L’officina invece fu assunta da Antonio Maria Legnani, gonfaloniere di giustizia, che promise di far coniare ducati d’oro

  1. Op. cit., V. pure la tavola.
  2. V. doc. X - a) e b).
  3. Alcuni scrittori, tra i quali l’Heiss, mettono alcuni esemplari che secondo noi hanno caratteri di monete (tra i quali quelli di Giulio II col motto Bononia a tyranno liberata) tra le medaglie. L’Heiss attribuisce al Francia cinque sole medaglie, il Friedlaender circa 16: il primo mette però tra le attribuite al Francia quelle con Leo X pontifex maximus e Bononia mater studiorum.