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la zecca di bologna 87

al Macchiavelli, portano da un lato la testa dell’imperatore (e il busto alcune) col motto CAROLVS · V · IMPERATOR: dall’altro due colonne sorgenti dal mare (impresa di Carlo V allusiva alla sua potenza1) chiuse in ghirlanda d’alloro, e la data MD-XXX in due righe.

La prima ingerenza del nuovo pontefice Paolo III (1534-1549) sull’amministrazione della nostra zecca è la nomina di G. B. e fratelli Malvezzi e Astorre della Volta a soprastanti coll’assegno di 20 ducati al mese, cui seguì una battitura di scudi d’oro, ordinata dal papa col tramite del cardinal camerlengo il 5 settembre 15352.

Convien credere che le garanzie di cui il Comune si era circondato presso i maestri di zecca fino allora non fossero state sufficenti e che le frodi crescessero, a giudicare dal preambolo dei capitoli con cui si volle riformare la locazione. Gli Assunti di zecca presentarono al consiglio i nuovi patti il 1.° febbraio 1538 che noi ci affrettiamo a riassumere, avvertendo che il nuovo appaltatore fu Gaspare Armi:

Il maestro di zecca avrebbe per l’avvenire dato una cauzione di scudi 2000: nel caso che privati portassero oro o argento in zecca, la cauzione sarebbe salita a scudi 6000; sarebbe tenuto a porre ogni anno in zecca del suo proprio non meno di libbre 100 di peso d’oro della bontà di denari 22 per oncia, libbra 2000 d’argento della bontà di oncie 9 e denari 22 per libbra, e libbre 1200 di materia prima per far quattrini e denari, della bontà di oncia i e den. 6 per libbra: avrebbe pagato alla Camera di Bologna 15 soldi per ogni libbra d’oro battuta, 3 soldi e 6

  1. Palazzi, Discorsi sopra le imprese, ecc. Bologna, Bernacci, 1572, p. 36.
  2. Istrumenti e scritture.