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16 DELLE VIE DEGLI ANTICHI

gini, e sostruzioni di ghiaja alle vie. Censores eo anno creati Q. Fulvius Flaccus et A. Postumius Albinus legerunt Senatum... Censores vias sternendas silice in urbe, glarea extra urbem substruendas, marginandasque primi omnium locaverunt1. Cosi questi stessi Censori fecero ponti in molti luoghi, e lastricarono di selci il clivo Capitolino in Roma, ed una via in Pesaro: pontesque multis locis faciendos... et clivum Capitolinum silice sternendum curaverunt,.... et Pisauri viam silice sternendam etc. E si deve notare, che questi Censori presero cura anche delle vie interne, forse per mancanza dei Quatuorviri, o perchè questi dipendevano da loro, o per altra circostanza, che non conosciamo. Cosi Marco Emilio Scauro, essendo Censore costruì la via, che dal suo nome Emilia di Scauro si disse a distinzione di un’altra, che pure Emilia nomavasi, e fabbricò il ponte Milvio2 M. Ænmilius Scaurus... Censor viam Æmiliam stravit, pontem Milvium fecit. Un esempio però di vie lastricate da Consoli potrebbe a prima vista far credere, che non fosse la cura delle vie privativamente de’ Censori. Livio3 dice che Cajo Flaminio e Marco Emilio Consoli per non tenere oziosi i soldati costruirono, il primo una via da Bologna ad Arezzo, e l’altro da Arimino a Piacenza. Ma se sì riflette seriamente sopra questo passo, si vede che niun argomento se ne può trarre contro alla cura che ì Censori aveano delle vie, poiché non fu che una misura di militare disciplina presa per tenere occupati i soldati.

Non così però fu dopo, che i costumi de’ Romani cominciarono a corrompersi, e che la Republìca cominciò a risentire gli effetti delle ricchezze dell’Asia e della distruzione di Cartagine. Dopo quella epoca questo ramo della publica amministrazione fu come tutti gli altri soggetto allo sconvolgimento generale, e da esso trassero partilo tutti i faziosi, che aspirarono a governare la plebe. Infatti, Plutarco4



  1. Livio lib. 11. c. XXVI.
  2. Aurelio Vittore De viris illustr. urb. Romæ c. LXXII.
  3. Lib. XLIX. c. 1.)
  4. In C. Graccho c. VII.