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46 DELLE VIE DEGLI ANTICHI

o più camere, e non aveano forma particolare: i sepolcri poi, o per una, o por poche persone, benchè variassero nella grandezza, e nella ricchezza de’ materiali, ed in qualche piccola parte, nel totale erano di forma o rotonda, o piramidale, o quadrata, cioè dello forme più semplici, e più solide, rivestiti di mattoni, o di pietre, o di marmi, e colla porta sempre rivolta in direzione diversa dalla via principale. Tutto ciò che ho esposto si può con agio osservare sulla via Appia dove la copia de’ monumenti sepolcrali ci presenta tutte le loro forne. I sepolcri però benchè sulle vie non erano sul suolo publico, meno quelli per decreto publico assegnati, come è quello di G. Publicio Bibulo sulla via Flaminia, del quale si è parlato a suo luogo in Nardini; ma erano dentro i limiti de’ predj e delle ville, che i proprietari aveano lungo di esse. Sulla via publica stessa non era lecito il fabbricarlo; Nemini licet in via publica monumentum extruere. (Digest. lib. XLIII. Tit. de loc. et itiner. publ. l. 2.) Resta ora a vedersi chi costruiva le vie. Nelle provincie dove erano acquartierate legioni, ne’ tempi felici della repubblica si facevano costruire ai soldati per non lasciarli stare in ozio: Livio al libro 49. c. 1. parlando di Cajo Flaminio Console che vinse i Liguri dice, His quoque perdomitis consul pacem dedit finitimis, et quia, a bello quieta ut esset provincia effecerat, ne in otio militem haberet viam a Bononia perduxit Arretium, e lo stesso poco più sotto alterna aver fatto il suo collega Emilio, che la via Emilia costrusse da Piacenza ad Arimino. Isidoro al libro XV. delle Origini capo ultimo: Primum autem Poeni dicuntur lapidibus vias stravisse: postea Romani eas per omnem pene orbem disposuerunt propter rectitudinem itinerum et ne plebs esset otiosa. Ora la plebe certamente non si mandava in Spagna, o nell’Illirico, o nelle altre Provincie a costruire le vìe, quindi conviene credere che Isidoro col nome di plebe abbia inteso parlare dei soldati communi. Ma ne’ tempi degl’Imperadori erano i rei, che vi erano condannati come ad altre opere publiche. Multis honesti ordinis dice Svetonio nella vita di Caligola al c. 27., deformatos prius stigmatum notis, ad metalla aut