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8 DISCORSO

[Lib. VII
Cap. 6.]
incrostate finissimamente di stucco, in quella guisa cred’io che da Vitruvio è ordinato dovere usarsi nelle muraglie, che hanno ad esser dipinte; cioè, che pestandosi più minutamente, ch’e’ si può, le scaglie del marmo tanto che si riducano in polvere, e quella poi vagliata diligentemente, e separata secondo la maggiore, e minor finezza in tre sorti; di tulle e tre mescolate con calcina, cioè prima la più grossa, e poi con l'altre di mano in mano si ricuoprano le pareti, e con istromenti a ciò atti quanto fa di bisogno si striscino. Nella sopraddetta stanza si veggono dipinte in diversi scompartimenti alcune figurine di donne, vasi, ed altri rabeschi a grottesca, delle quali pitture a suo luogo diffusamente si parlerà, avendole io fatto intagliare in rame per maggior soddisfazione degli studiosi.

La piramide com’ella è di presente, è descritta esattamente nella figura qui annessa, e solamente vi sono aggiunti i due zoccoli doppj ne’ due angoli verso Levante per dimostrare il sito, dov’è probabile come abbiamo veduto, ch’essi fussero anticamente.

Passando ora alle considerazioni, le quali sopra questo sepolcro di Cajo Cestio posson farsi io riconosco primieramente nella forma, ch’egli ha di piramide, il costume usalo dagli antichi, ed osservato da Servio sopra que’ versi di Virgilio:

    abbiamo della di lui saviezza, e delicata circospezione nel giudicare, mentre con gran franchezza nel luogo citato si dice; „ Che il Falconieri fu infelice nella spiegazione di un Medaglione degli Apamensi nella Frigia battuto in tempo di Filippo, nel qual parvegli di vedere l'imagine e la rappresentanza dell’universal diluvio con l'Arca ec., e di leggervi sotto ΝΩΕ. cioè il nome del Patriarca Noè, quando quelle tre lettere staccate dal rimanente dell’Epigrafe, e poste ivi come isolate, non altro sono, se non la continuuazione della parola ΑΠΑΜΕΩΝ, le quali tre lettere riguardate dalla destra alla sinistra dicono ΝΩΕ; ma lette dalla sinistra alla destra dicono ΕΩΝ finimento dell’interna voce ΑΠΑΜΕΩΝ„ facendo con tal diceria conoscere l’Autore della censura di non aver, né letta la Dissertazione, né veduto il Medaglione. Poiché se letta l’avesse, avrebbe potuto comprendere, che ben lungi il Falconieri dalla pretensione di dare una vera, e positiva spiegazione del lodato Medaglione, non chiama la sua Disserta-