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DI OTTAVIO FALCONIERI 19

chi Secolari, nel rovescio de la quale innanzi a un [De lud. Saec.] Tempio si vede l'Imperatore sedente sopra il suggesto in atto di distribuire a due figure, che gli stanno a lato, ciò, che sta in tre diversi vasi posti a’ suoi piedi, e vi si legge FRVG. AC. A. POP. cioè fruges acceptae a populo. Porta anche questa stessa figura nella sinistra un vaso non molto grande, e con un manico solo; onde pare assai somigliante a quelli che si chiamavano urceoli, i quali servivano, come si usa oggidì ancora in Francia, a dar da bere alle mense. Ne’ vasi degli spartimenti, figurati di tenuta grande, e di forma differente dagli altri adoperati ne’ sagrifizj, io ravviso quelli, i quali scrive Varrone, che sino a’ suoi tempi si ponevano su le mense degli Dei. [Lib. 4. de l. l.] Vas vinarium grandius Sinum ab sinu; quod sinum majorem cavationem, quam pocula habebat. Item dicta *[O Lepesta, come vuole Giuseppe Saligero] Depesta etiam nunc in diebus sacris Sabineis vasa vinaria in mensam Deorum sunt posita. Nelle Tibie, le quali tiene nelle mani la terza Figura, si veggono alcuni piccoli pivoli, i quali servivano, secondo me, ad uso di tasti, come nelle Sordelline, ed i fori onde si formava il suono, assai distanti l'uno dall’altro, e ciò le dinota più antiche, e diverse da quelle, che usavano a tempo di Orazio, così descritte da lui:

[Epist. ad Pisones]

Tibia non, ut nunc, orichalco vincta, tubaeque
Æmula, sed tenuis, simplexque foramine pauco.

Ora queste usavansi nelle solennità de’ Conviti sagri per quella stessa cagione, per la quale si adoperavano ne’ sagrifizj, e nell" altre pompe sagre, nel numero delie quali solennità è annoverata anche [Lib. 1. Sat. c. 16.] questa da Macrobio: Sacra celebritas est, vel cum sacrificia dis offeruntur, vel cum dies divinis epulationibus celebratur. E nell'antico Calendario intagliato in un marmo, ch'è nel Palazzo di Farnese, si legge sotto il mese di Settembre. EPVLVM MINERVALE; ed in quello dì Novembre IOVIS EPVLONVM. Anzi è da osservarsi al proposito [Lib 10. de Arte Gramm.] nostro, ciò che si ritrae da Mario Vittorino, che in simili occasioni usassero le Tibie lunghe, quali sono quelle, che tiene la soprammentovata figura, e dall’


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