Pagina:Roma sotterranea cristiana.djvu/37

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30 la roma sotterranea cristiana

(cap. XXV) il ch.mo Autore non fa che riassumerne il completivo esame storico e monumentale.

Cotesta irregolare regione, o folta rete di gallerie, ha due piani principali: ma il più povero d’istorica importanza è il secondo, semplice sepolcreto senza cripte o cubicoli. Nulladimeno tutte le percorre, bisognando carponi, sin dove le frane e gl’interramenti non gli arrestano il passo: ne descrive minutamente le viuzze co’ loro contorcimenti; e ne illustra tutte le iscrizioni cimiteriali, traendone dagli epigrafici caratteri l’epoca di sua origine e svolgimento, in mezzo al secolo IV, e precisamente a’ tempi del papa Liberio, il cui nome legge nella data d’uno di cotesti sepolcri.

Più folta trova la rete di gallerie (cap. XXVI) che costituiscono il sistema del primo piano. Esse s’incontrano nella grande necropoli Callistiana, diramandosi sulle cripte di Lucina, nell’Arenaria d’Ippolito, sulla regione Liberiana e sull’anonima triangolare di Callisto, e finalmente vanno a perdersi là ove si congiungono la prima e quarta regione di s. Sotere. E di queste, similmente, avendone già dichiarata nel tomo precedente1 ed in questo2, la parte che si attiene al cimitero di s. Sotere e all’area prima di Callisto, qui non gli resta che a ragionare di quel tratto, che dalla regione laberintea va ai confini del cimiterio Soteriano; e che è (dirò con le istesse sue parole) «ultima faticosa parte del sotterraneo callistiano viaggio».

Perchè poi l’esame di questo ampio ed intrecciato laberinto di gallerie, franate o devastate ed impervie, squallidissime in generale, restasse meno arduo ed arido, il ch.mo Autore, che alla profonda dottrina unisce sempre limpidezza di esposizione, ci offre del complicato piano la pianta icnografica, e lo prende a esaminare in sezioni, o gruppi, di gallerie. Di ognuna n’esplora le vie, e stabilisce la provenienza loro e intreccio. Illustra i monumenti d’ogni regione che v’incontra, e massime epigrafici, greci e latini. Nulla lascia nel dubbio o all’oscuro. Vi trova un ebraico epitaffio (cosa singolarissima nei cimiteri cristiani) e non esita a credere che il giudeo Schephael, di cui quell’epitaffio segna l’avello, dovett’essere un convertito dal giudaismo alla fede cristiana: gliel dice aperto il monogramma di Cristo, entro corona trionfale, graffito sulla calce fresca insieme al nome giudaico.


  1. T. II, p. 287 e segg.
  2. P. 166 e segg.