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36 la roma sotterranea cristiana

istessa de’ fossari. Da accubitorium ne venne adunque cubile, cubare, catacumbas. E quest’ultimo nome divenne, come sembra, tra ’l III e IV secolo, proprio e speciale di quella grande zona cimiteriale, che per lungo tratto si estende sulla via Appia, a meno d’un chilometro dalla città, e che va conosciuta sotto il nome di s. Sebastiano.

Ma se il nome di Coemeterium, o accubitorium fu comune alle due specie di sepolcreti, altre denominazioni speciali distinguevano i sotterranei da quei costruiti sopraterra. Infatti cryptae arenariae, per esempio, era nome speciale dei sepolcreti nascosi nelle viscere della terra, come provò il dotto fratello del ch. Autore, nella sua citata Analisi architettonica,1; mentre dei sepolcreti all’aperto cielo, fu quello di area, e talvolta di hortus: intorno al quale argomento è da vedere il dotto ed ampio ragionamento del ch. nostro Autore nel suo Bullettino d’Archeologia cristiana2. I pagani li dissero anche vineae o pomaria; e i loro frutti servivano all’epulum funebre, alle rosationes e violationes ecc. Di queste funebri costumanze del paganesimo i cristiani adottavano quanto loro conveniva ed era in sè innocente. La Chiesa fino dal suo nascere intese a cristianeggiare il bello e il buono, offuscato o corrotto dalla voluttuosa civiltà pagana; indi non aborrì al tutto per le sue cerimonie sepolcrali e per le tombe dei suoi fedeli l’ornamento, che tanto si confaceva col cristiano simbolismo delle mistiche rose e viole, e vendemmie del celeste Giardino, ove le anime elette, di cui nel sepolcro si serbavano le spoglie mortali, erano volate a eternamente godere. Anzi era caro a que’ buoni e schietti primi cristiani chiamare i loro sepolcri cepotaphia (orto-sepolcro) da che ricordava loro il monumentum novum in horto3 del divin Salvatore.

E di cotesti cepotafi cristiani, instituiti in horti ed aree, avendo largamente ragionato nel I.° tomo, non gli resta qui che trattarne rispetto al diritto civile.

È noto che per gius comune un luogo destinato all’umazione dei cadaveri, diveniva per i Romani religioso e inalienabile. Le aree peraltro, o edilizi annessi al sepolcro, se per ispeciale disposizione non erano dichiarati una cosa istessa con i sepolcri, non rivestivano il carattere di religiosità. Un luogo poi religioso si diceva anche sacro, quando avea ricevuta la rituale cosacrazione: rito che adoperarono i pagani per i loro sepolcri, sebbene non se ne conoscano le precise formule e cerimonie. Dal sacrum ne venne il sacrarium, ben diverso nel significato dal primo; perocchè questo non signi-

  1. p. 86 e segg.
  2. Aprile del 1864.
  3. V. s. Giov. XIX, 41.