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la roma sotterranea cristiana 35

palese tra’ cimiteri sopra terra e quelli sotterranei, non lo costringesse a tornare sopra il già detto dal sapiente suo Maestro; e classare ad un tempo le denominazioni dei sepolcri, a seconda della terragna o sotterranea loro postura. Qui (capo IV) dunque il ch. Autore apre un eruditissimo trattato sulla terminologia dei sepolcri cristiani. C’insegna che formae si denominavano que’ sepolcri sopra terra, i quali nella loro profondità erano atti a contenere anche otto ordini di tombe. Locus e τοπος fu nome comune ad ambe le specie dei sepolcri. Ond’è che i Loci, o sopra o sotto terra che si fossero, dal numero dei cadaveri contenutivi, prendevano l’appellativo di bisomus... quadrisomus ecc., e sopra terra, i Loci bipartiti furono detti biscandentes; i tripartiti, tercandentes. Cupa, o Cupella, o Cupula, veniva a dire urna (sarcofago) di terra cotta, o costruita di materiali; ed era proprio del sistema sepolcrale sopraterra. La tabula si chiamava la chiusura del Locus; e nei sotterranei prendeva il nome di mensa, se posta orizzontalmente sopra tomba elevata alquanto dal suolo. Sovente, al di sopra di cotesta mensa, era scavato nel muro, come una nicchia di forma quadrilunga od arcuata. Dell’arcuata, la cimiteriale epigrafia ce ne ha serbato il nome chiamandola Arcosolium e Arcisolium, ciò è dire, che sormonta il solium (arca, mensa).

Come dei singoli sepolcri, così ci spiega (cap. V) l’antica nomenclatura di ognuna delle parti della necropoli, con le sue discese dalla superficie del suolo, le quali si dicevano scalae, descensus; e in greco, κατάβασις quando mettea in più piani, o si volea indicare il piano istesso. V’erano i pozzi; i quali, servendo unicamente all’estrazione della terra dalle sotterranee escavazioni, non si debbono confondere con i già dichiarati puticoli, e molto meno co’ lucernarii (luminare) che servivano a introdurre dall’alto la luce in quegli oscurissimi recessi. Le sotterranee gallerie si vollero chiamare cunicoli; ma, stando all’epigrafico linguaggio, si dissero più propriamente cryptae; significando il cubicolo ad un tempo e l’ambulacro che là ne menava. Il complesso poi del sepolcro prendeva il nome d’hipogaeum o catagaeum, quando s’internava sotto terra; e la parte ove riposavano le reliquie dei martirizzati cristiani, avea il glorioso nome di confessio, e anche μαρτύριον.

Dai particolari risalendo in fine al nome generico e comune a qualunque cristiana necropoli, (sia sopra, che sotto terra) dimostra evidentemente (cap. VI) essere stato sempre quello di coemeterium, e latinamente accubitorium. Il quale comprendeva non pure il complesso dei sepolcri, ma e gli edifizi annessi, non esclusa l’abitazione