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L’anno 1904 portava sin dal principio la guerra e, per un certo tempo, una pausa del movimento degli scioperi generali. Dapprima, un torbido fiotto di dimostrazioni «patriottiche» organizzate dalla polizia, si distese sul paese. La società borghese «liberale» fu schiacciata dallo sciovinismo czarista ufficiale. Ma ben presto, la socialdemocrazia riprese possesso del campo di battaglia; alle dimostrazioni politiche della canaglia patriottica si opposero le dimostrazioni operaie rivoluzionarie. Alla fine, le vergognose sconfitte dell’esercito czarista svegliarono la stessa società liberale dal suo assopimento; si aprì l’era dei Congressi, dei banchetti, dei discorsi, dei manifesti liberali e democratici. Lassolutismo, momentaneamente schiacciato sotto l’onta della guerra, lasciò ai signori liberali l’agio di contare sulla sua decadenza, ed essi sì vedevano già davanti al paradiso della democrazia.

Il liberalismo occupa la scena politica per un semestre, il proletariato rientra nell’ombra. Soltanto, dopo una lunga depressione, l’assolutismo riprende forza, la camarilla si rianima e con un solo colpo di piede dei cosacchi, fa ritornare, in dicembre, tutta l’azione liberale nel suo buco. Proibiti i banchetti, i discorsi, i Congressi, come un’«audace pretesa», il liberalismo perde tutto il suo latino. Ma proprio quando il liberalismo rientra nell’ombra, l’azione del proletariato incomincia di nuovo. Nel dicembre 1904 scoppia il grande sciopero generale di Baku; la classe operaia rioccupa il campo di battaglia. Proibita la parola, ridotta al silenzio la voce, riprende l’azione. A Baku, durante parecchie settimane, in pieno sciopero generale, la socialdemocrazia è padrona assoluta della situazione e gli avvenimenti avrebbero provocato una emozione straordinaria, se non fossero stati presto sorpassati dal fiotto montante della Rivoluzione, al quale, essi stessi avevano dato lo slancio. Le notizie confuse sullo sciopero generale di Baku non erano ancora pervenute in tutte le terre dell’impero, che scoppiava lo sciopero generale a Pietrogrado.

Là ancora, l’occasione fu minima. Due operai dei cantieri Putilov erano stati licenziati perchè iscritti all’associazione «legale» di Zoubatov. Tale misura di rigore provocò uno sciopero di solidarietà di tutti gli operai dei cantieri, in numero di 12.000. In occasione dello sciopero, i socialisti cominciarono una viva agitazione per estendere le rivendicazioni, e proposero quella della giornata di otto ore, del diritto di coalizione, della libertà di parola e di stampa, ecc., ecc.

Il fermento si estese agli altri proletari ed in pochi giorni 140.000 operai erano in sciopero. Deliberazioni in