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sciopero generale, essi avrebbero risposto sicuramente che essa ne era ben lontana e che bisognava anzitutto che si contassero a milioni gli operai organizzati. Oggi i lavoratori organizzati sono quasi due milioni, ma l’opinione dei capi è sempre la stessa: evidentemente, ciò può durare sino all’infinito.

Si suppone tacitamente che soltanto quando tutta la classe operaia della Germania, sino all’ultimo uomo ed all’ultima donna, sarà entrata nell’organizzazione, soltanto allora sarà abbastanza forte per arrischiare un’azione di massa; è d’altronde probabile che allora si scoprirà, secondo la vecchia formula, che tale azione è «superflua».

Ma questa teoria è addirittura utopistica: per la semplice ragione ch’essa soffre di una contraddizione interna e che si aggira in un circolo vizioso. Prima di potersi lanciare in qualche lotta diretta di classe, gli operai dovrebbero essere tutti organizzati. Ma le circostanze, le condizioni dell’evoluzione capitalista e dello Stato borghese fanno sì, che nel corso «normale» delle cose, senza violente lotte di classe certe categorie — e, veramente, le categorie più importanti, le inferiori, le più schiacciate dal capitale e dallo Stato — non possono essere organizzate.

D’altra parte, i sindacati, come tutte le altre organizzazioni di lotta del proletariato, non possono mantenersi e durare altrimenti che nella lotta e per questo non si deve intendere la guerra dei topi e delle ranocchie nelle acque stagnanti del periodo parlamentare borghese, bensì periodi di lotte in massa, violente e rivoluzionarie. La concezione stereotipata, burocratica e meccanica, vuole che la lotta sia solamente un prodotto dell’organizzazione giunta ad un certo livello della sua forza. L’evoluzione dialettica vivente fa, al contrario, nascere l’organizzazione come un prodotto della lotta.

Noi abbiamo già veduto un esempio grandioso di questo fatto in Russia, ove un proletariato quasi per niente organizzato in un anno e mezzo di tempestose lotte rivoluzionarie si è creato una vasta rete d’istituzioni. Un altro esempio ci è dato dalla stessa storia dei Sindacati tedeschi. Nel 1878, il numero degli organizzati era di 50.000. Secondo la teoria degli attuali capi dei sindacati, quella organizzazione era ben lungi dall’essere «abbastanza forte» per intraprendere una violenta lotta politica. Eppure, i Sindacati tedeschi, per quanto deboli fossero: allora, intrapresero la lotta — contro la legge di repressione anti-socialista — e non solamente si mostrarono «abbastanza forti» per uscirne vittoriosi, ma nella lotta moltiplicarono le loro forze: dopo la disfatta della legge, nel 1891, comprende-