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Pagina:Rosselli - Scritti politici e autobiografici, 1944.djvu/79

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Quale grande verità ha detto l’«Angriff» senza saperlo! Provate, lettori, a sostituire nel brano citato la parola «dittatura» all’espressione «rumore stradale». Il periodo corre a meraviglia. Anche la dittatura gli italiani l’hanno accettata come un male inevitabile. Ci si è adattati ad essa. Ma se ne soffre. Mentre basterebbe una saggia, un’energica decisione...

In luogo della soppressione della dittatura, gli italiani ottengono la soppressione delle trombe e dei klaxon: affinché i cittadini dormano, dormano sempre, di notte e di giorno, e le proteine animali non si coagulino.

Oh commovente sollecitudine del regime! Quale cura ha esso mai per i nervi dei sudditi! Non importa che gli italiani non possano vivere, parlare liberamente; non importa che la gente del lavoro debba patire umiliazioni e fame senza nome; che milioni di uomini debbano curvare la schiena sotto la minaccia della galera. Non sono questi i fatti capaci di rovinare i nervi dei sudditi, di far coagulare le proteine animali turbando il funzionamento del fegato. Quel che conta, nell’italico regno, sono le trombe strombettanti, lo spavento dei forestieri — sottodittatori di Italia — il rumore stradale.

Il silenzio di Roma è simbolico. È il silenzio delle tombe e delle prigioni. In prigione effettivamente i rumori sono ridotti al minimo. Qualche grido soffocato, qualche nenia, e la notte il suono delle inferriate percosse col ferro di controllo. Così è Roma.


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