tico ha egli un organo per esprimere i suoi
voleri? Chi gli darà il necessario antivedere
per formarne gli atti e pubblicarli anticipatamente?
O come li pronuneerà egli nel momento
del bisogno? Come mai una moltitadine
cieca che spesso non sa che si voglia,
perchè di rado sa ciò che gli convenga, compirebbe
da sè una impresa così grande e sì
difficile qual è un sistema di legislazione?
Per sè il popolo vuole sempre il bene, ma
non sempre di per sè lo vede. La volontà
generale è sempre diritta, ma non sempre
chiaro è il giudizio che la scorge. Bisogna
farle vedere gli oggetti quali sono, talvolta
quali debbono apparirle, insegnarle la buona
via che cerca, schermirla dalla seduzione
delle volontà particolari, metterle vicino agli
occhi i luoghi ed i tempi, equilibrare l’attrattiva
dei vantaggi presenti e sensibili col
pericolo dei mali lontani e nascosti. I particolari
vedono il bene e lo rigettano, il pubblico
lo vuole ma non lo vede. Tutti hanno
ugualmente bisogno di guida. Bisogna obbligare
gli uni a rendere le loro volontà conformi
alla loro ragione, bisogna insegnare