Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/178

Da Wikisource.
178 tiranni minimi

de’ suoi capricci. Poi voleva che non facesse la caparbia, che smettesse il viziaccio di farsi sempre portare in collo per istrada, e infine, quando erano la sera al Caffè d’Europa, perchè «si abituasse ad essere di buon cuore», l’obbligava a dividere con Agnese il biscottino che la bamberottola succiava adagio adagio, tuffandolo nella mezza marenata della mamma.

Ma in sul più bello di tanta serenità e di tanta pace, verso il settimo giorno, si addensarono le prime nubi, sotto forma di semplici ammonizioni: — «Bada, Agnese; ti ho già detto un’altra volta che mi consumi troppa legna! — Bada, Agnese; il signor Conte ha gridato con me perchè non gli hai smacchiato l’abito nero. — Agnese, devi star più attenta alle cose! — Agnese, diventi poltrona! — Agnese, non abusare della mia bontà!» Poi la Contessa cominciò a stringere le labbra, a scrollare il capo, segni forieri di tempesta, e a mormorare: «Non capisco... Avevi fatto tanto bene i primi giorni... Non capisco; ma ci sarà sotto la sua ragione!» Frase