Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/177

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tiranni minimi 177

naia che aveva avuto e che» raccontava sempre la Contessa «era stata costretta a scacciare sui due piedi!» — La cosa, per altro, non era andata proprio a quel modo. Una bella mattina, svegliandosi arrabbiata perchè la serva non le apriva le imposte, si accorse che «quella briccona» era scappata di casa. Figurarsi il baccano! Si parlò di ricorrere alla questura... Ma poi, siccome per paura d’essere ripresa, la serva rinunciava tacitamente a quindici giorni di salario, così alla signora, dal canto suo, parve più conveniente, sbollita l’ira in chiacchiere, di non farle correr dietro il conte Venceslao!

Anche Rosalia, la piccola erede di casa Portomanero (un popone sformato di ciccia gialla e floscia, colle gambe corte, e le croste sul viso), doveva anch’essa in quei giorni di gaudio mostrarsi garbata. La contessa Orsolina le insegnava a dare i baci alla francese alla nuova bambinaia; e la sgridava se non le lasciava mangiare il pranzo in pace, ripetendo sempre che anche le altre donne se n’erano andate per via