Pagina:Rovetta - Baby e tiranni minimi.djvu/206

Da Wikisource.
206 tiranni minimi


Una volta sola egli s’era permesso di dire a Rosalia, che aveva tirato i capelli all’Agnese tanto forte da farla gridare: «Da brava, non tormentarla anche te!» Ma la Contessa minacciò, nientemeno! la separazione, e il conte Venceslao ebbe un bel fare, assicurandola che «quell’anche te» non era stato altro che un modo di dire!...

La signora intimò all’Agnese «di rispettare il suo sangue», e al marito «di non farsi mai più il protettore della gente di servizio», dichiarando che oramai era stufa «e che il conte Leo» proprio così «non avrebbe dovuto dimenticare che senza di lei sarebbe rimasto sempre a insegnare l'abbicì nelle elementari!»

E tutto il giorno, tutta la sera continuò quella lunga sfuriata, interrotta soltanto al Caffè, ripresa lungo la strada, nel ritornare a casa, riepilogata quando la padrona andava a letto e la bambinaia le augurava, balbettando, la buona notte.

Entrata nella soffitta dove avea la sua cuccia,