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coli. Se il frate di Nola, a Venezia, aveva potuto cedere ad un istante di debolezza, ora risorgeva in lui tutta la fermezza dell’apostolo, pronto a sacrificare la vita, piuttosto che rinnegare una sola delle sue idee.

Nel 1599 si dà finalmente principio al giudizio. - Cardinali ed alti dignitari della Chiesa, sotto la suprema direzione del papa, sono i giudici di Bruno. Emerge fra essi il famigerato cardinal Santorio Sanseverino, fanatico, crudele, feroce; colui che chiamava celebre e lietissima a tutta la cristianità la strage di S. Bartolomeo.

L’accusato, calmo, sereno, compare dinnanzi al tribunale, come a luogo da lungo tempo desiderato.

Nella grande nobiltà del suo animo, non ha una sola parola d’amarezza per le lunghe sofferenze del carcere, al quale l’hanno sottoposto i suoi persecutori; non lo fanno fremere ne paventare, le minaccie, le torture dell’inquisizione; fermo, intrepido, spesso sorridente, risponde agli interrogatori de’ suoi giudici, espone con chiarezza e convinzione le sue teorie; non pone più il caso di aver errato; non si pente; non chiede perdono. Egli dice soltanto non dovere e non volere ritrattarsi, non avere motivo per ritrattarsi e non sapere di che cosa dovrebbe ritrattarsi.

Queste intrepide parole, che schiaffeggiano in pieno viso i suoi giudici, gli vengono fatte scontare a forza di tortura.

In varie riprese egli è sottoposto agli strappi di corda alle braccia, martirio iniquo, col quale si legavano le braccia con corda stretta sino all’osso, e ciò, molte volte, fino a 48 ore.

Nè gli si risparmia il cavalletto, altro strumento inventato dalla più raffinata ferocia, dei mansueti vicari di Dio, e mediante il quale si comprimevano i mu-