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Pagina:Rubagotti-bovio-giordanobruno.djvu/62

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uomini tristi, maghi, e che molti di loro furono pure appesi...

L’enumerazione, come si vede, è lunga, e pel Tribunale del Santo Ufficio, ce n’era d’avanzo per mandare al rogo un uomo, anche se non fosse stato il filosofo di Nola.

Ma quella che più scottava ai giudici di Bruno, era l’eresia della pluralità dei mondi.

Essi intuivano quale rapido progresso avrebbe fatto nel mondo civile questo principio scientifico, che veniva a scalzare la fede dalle sue fondamenta - Sentivano che fatalmente, un tale principio, in breve sarebbe stato adottato dall’umanità, come il cardine su cui sarebbesi eretta una nuova fede.

Quel frate, che loro stava innanzi, e che dovevano condannare, rappresentava invece la loro condanna e la condanna di tutto un grande e secolare edificio, costruito di bugie e superstizioni.

Quell’uomo, piccolo di statura, esile, carico di catene, consumato dalle sofferenze del carcere, la cui vita non si riveleva più che dal fulgore degli occhi e dalla fermezza dell’anima, quel prigioniero, che cercavano intimorire cogli istrumenti di tortura, incuteva invece terrore a loro stessi, colla serenità del suo dire, colla chiarezza con cui esponeva nuove ed ardite teorie, da lui già sparse per tutta Europa, dall’alto delle cattedre e nelle pagine de’ suoi libri.

Che trionfo sarebbe stato per la Chiesa la ritrattazione d’un simil uomo!..

Indovinavano in lui il capo di una nuova setta, la quale innalzando a dogma i concetti più arditi, antesignana della scienza e libertà del pensiero dei nuovi tempi, non avrebbe più dato tregua alla Chiesa, così falsata dal suo spirituale concetto primitivo.