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356 otello


Rodr. Oh vile ch’io fui.

Ot. M’appongo, sì, m’appongo.

Cass. Oh! soccorso! lumi! oimè! un cerusico!...

Ot. È desso. — Oh generoso Jago, onesto e probo, che tanto senti al vivo le ingiurie de’ tuoi amici, l’esempio tuo mi sprona... Donna impudica! tuo amatore è morto; il tuo destino fra poco sarà compiuto... Impura femmina, vengo!... Lungi dal mio cuore quei vezzi... quegli occhi...! tutto si dimentichi... Il tuo letto, quel letto contaminato di libidine, gronderà in breve del vile tuo sangue. (esce; entrano Lodovico e Graziano in distanza)

Cass. Oh! non una guardia? non un passeggiero? All’omicidio! all’omicidio!

Graz. Qualche sinistro avvenimento; questo grido è tremendo.

Cass. Aiuto!

Lod. Udite?

Rodr. Oh vile scellerato!

Lod. Due o tre sono che gemono!... La notte è troppo buia... quelle grida potrebbero esser simulate... prudente non sarebbe l’avanzarsi....

Rodr. Nè viene alcuno? così miseramente morrò?

(entra Jago con una torcia)

Lod. Ascoltiamo...

Graz. Un uomo si appressa in veste da notte, portando una fiaccola e la spada.

Jago. Chi è qui? qual rumore è questo? chi grida all’omicidio?

Lod. Noi nol sappiamo.

Jago. Non udiste un grido?

Cass. Qui, qui, per l’amor del Cielo, aiutatemi.

Jago. Che è questo?

Graz. Ei mi sembra l’alfiere d’Otello.

Lod. È infatti; un generoso soldato.

Jago. Chi è costà che manda gridi sì lugubri?

Cass. Jago! fui assalito, ferito da non so quali scellerati! Datemi soccorso.

Jago. Oimè, luogotenente! quai furono i vili che commisero quest’azione?

Cass. Ne debbe esser uno, credo, a pochi passi di qui... che non avrà potuto fuggire.

Jago. Oh infame scellerato! Chiunque voi siate (a Lodovico e a Graziano) venite oltre, e porgetene soccorso.

Rodr. Soccorretemi...! qui...