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atto quarto 337


SCENA IV.

La stessa. Una stanza nel palazzo.

Entrano Antonio, Cleopatra, Carmiana ed altri del seguito.

Ant. Ero! La mia corazza, Ero!

Cleop. Dormi un poco.

Ant. No, amica mia. — Ero, vieni, la mia corazza. Ero! (entra Ero coll’armatura) Vieni, mio buon compagno, indossami la mia veste di battaglia: se la fortuna non ci seconda oggi, è perchè la disprezziamo. — Vieni.

Cleop. Vo’ anch’io aggiustartela. A che serve ciò?

(indicando una parte dell’armatura)

Ant. Ah, lascia, lascia! tu sei che mi armi il cuore..... no, no, così, così.     (adattandosi la corazza)

Cleop. In verità, lo aiuterò: così deve stare.

Ant. È bene, è bene; ora vinceremo. — Vedi, mio buon compagno? Va ad armarti.

Ero. Tosto, signore.

Cleop. Non è affibbiata bene?

Ant. A meraviglia, a meraviglia: quegli che vorrà sfibbiare questa corazza, prima che ci piaccia di spogliarcene da noi per fruire del riposo, affronterà una tremenda tempesta! — Eccoti vinto nel tuo mestiere, Ero; e la mia regina è scudiere più sollecito e più perito di te. — Affrettati. — Oh perchè, mio amore, non puoi tu vedermi combattere oggi, ed essere testimone del modo con cui questo ufficio di re sarà riempito! Apprenderesti allora qual artefice sia Antonio. (entra un ufficiale armato) Buon giorno a te; sii il ben venuto: ti presenti com’uomo che conosce che è il dì di un guerriero. Noi ci alziamo prima dell’alba per cominciare l’impresa che il nostro cuore ama, e ci poniamo al lavoro con gioia.

Uff. Mille guerrieri con me, signore, han prevenuto il giorno, e vi aspettano al porto armati e pronti. (grida al di dentro, e squilli di trombe: entra un altro uffiziale con soldati)

Uff. Il mattino è bello. — Buon dì, generale.

Tutti. Buon dì, generale.

Ant. Soave è questa musica; buon giorno, amici! Il mattino di questo giorno, come il genio di un giovine che promette uno splendido avvenire, comincia di buon ora; sì, sì, andiamo. — Addio, regina; sii felice, qual che possa essere la sorte che mi