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354 antonio e cleopatra


Agr. e Mec. Dolabella!

Ces. Lasciatelo solo, perchè ora rammento l’ufficio di cui lo incaricai. Al momento opportuno verrà. — Seguitemi nella mia tenda: vedrete con qual ripugnanza mossi a questa guerra; qual dolcezza e qual moderazione ho sempre posto nelle mie lettere. Venite a convincervene con tutte le prove che posso mostrarvi.

(escano)


SCENA II.

Alessandria. — Una stanza nel monumento.

Entrano Cleopatra, Carmiana ed Iras.

Cleop. La mia disperazione comincia a placarsi: meno io penso a Cesare, e porto minore invidia alla sua felicità. Ei non è la fortuna: ei non n’è che il vile schiavo, l’agente cieco dei di lei capricci, e più grande è di lui chi riempie quell’atto che pone un termine a tutti i mali, e forma la ruota delle rivoluzioni e dei mutamenti! Almeno allora si riposa; nè più si calca questo mondo di fango che nutre del pari e Cesare e l’ultimo dei mortali. (dalla parte del monumento entrano Proculeio, Gallo e soldati)

Proc. Cesare manda salute alla regina d’Egitto, e chiede quali favori desiderate da lui.

Cleop. (dal di dentro) Qual è il tuo nome?

Proc. Il mio nome è Proculeio.

Cleop. (dal di dentro) Antonio mi ha parlato di te: mi ha detto di porre in te fiducia; ma ora non mi cale più che mi s’inganni, ora che non ho più mestieri di affezione. Se il tuo signore brama di vedere una regina supplichevole a’ suoi piedi, gli dirai che Cleopatra non può, senza avvilire la propria maestà, chiedere meno d’un regno; e se gli piace di lasciarmi per il figlio mio l’Egitto, restituendomi questi Stati che mi appartengono, mi forzerà ai più umili omaggi della riconoscenza.

Proc. Statevi lieta; fra le mani cadeste di un principe magnanimo, da cui nulla avete a temere. Confidate la vostra sorte al mio signore con piena e libera fede, perocchè il suo cuore è una sorgente benefica che non dimanda che di espandersi sopra gli sfortunati. Fate ch’io gli annunzi la vostra dolce sommissione, e troverete un conquistator generoso che vi colmerà di beni, allorchè non chiedete che grazia.

Cleop. (dal di dentro) Ti prego, digli che son vassalla della