Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/142

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116 atto terzo 131


Lis. Sì, per la mia vita: e desidero di non rivederti mai più: rinunzia dunque ad ogni speranza: poni fine ai dubbi. Sii certa, e nulla è più vero, ch’io ti abborro e che amo Elena.

Er. Oh sfortunata ch’io sono! Tu, vile incantatrice, (a El.) insetto che rode i fiori, rubatrice d’amori, rapito tu mi hai il cuore del mio amante.

El. Bello in verità! Non avete dunque alcun sentimento di modestia, alcun pudore, alcuna verecondia? Volete strappare dalla mia lingua paziente risposte di collera e di furore? Vergogna, vergogna! Voi fate la parte di una vil commediante.

Er. Di una vil commediante? bene si addice tale titolo: ora mi avveggo perchè ell’ha comparate le nostre persone, perchè ha esaltata la grandezza della sua, e col vantaggio della persona, ha ottenuta la preferenza del mio amante. Siete voi dunque salita tant’alto nella sua stima solo perchè io son piccola, più piccola di voi? Ti sembro io dunque tanto piccola, fanciulla schernitrice e impudente? Ma tanto noi sono che le mie unghie non possano giugnere a’ tuoi occhi.

El. Vi prego, onesti cavalieri, accontentatevi di farmi vostro sollazzo, ma almeno impedite che essa mi offenda. Non mai fui donzella garritrice, non mai mi piacqui nelle contese: sono una giovane timida; impeditele di battermi. Non crediate, sebbene ella sia più piccola di me, ch’io possa starle contro.

Er. Più piccola! Udite; ella lo ripete ancora.

El. Buona Ermia, non esser così acre con me; io ti ho sempre amata, ho serbato sempre fedelmente i tuoi segreti; non mai ti ho fatta la più lieve offesa, niun’altra te ne ho fatta, fuorchè aver detto a Demetrio, costrettavi dal mio amore per lui, che fuggita tu eri in questo bosco: ei vi ti ha seguitata: l’amore mi indusse a venirgli dietro: ma ei m’ha obbligata ad allontanarmi minacciandomi di mali trattamenti, ed anche di morte: onde se vuoi lasciarmi libera riporterò la mia folle passione in Atene, e più non vi seguirò. Lasciatemi andare, voi vedete quanto sono semplice, e quanto stolta era la mia tenerezza.

Er. Ebbene, chi vi ritiene?

El. Un cuore insensato ch’io lascio dietro a me.

Er. Forse con Lisandro?

El. No, con Demetrio.

Lis. Non temere, Elena, ella non ti farà alcun oltraggio.

Dem. No certo; essa non gliene farebbe, quand’anche voi prendeste le sue parti.

El. Oh, allorchè essa è in collera, feroce diventa e malvagia: