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218 il mercante di venezia

rebbe la febbre alla sola idea del danno che un violento uragano potrebbe produrre. Io non saprei vedere un oriuolo a polvere versare le sue sabbie senza pensare ai banchi di sabbia, alle secche, e senza fantasticare i miei vascelli naufraganti sopra di esse. Potrei io andare alla chiesa, e mirar le pietre del sacro edifizio, nè imaginare le pericolose scogliere che, sfiorando soltanto i constati del mio caro naviglio, disperderebbero tutte le mie merci sui flutti, e vestirebbero delle mie sete le onde in furore; in breve, senza pensare che in un girar d’occhi potrei passare dalla ricchezza alla povertà? Dovrei io riflettere a tutti questi rischi e non sentire in pari tempo che una tale sventura, se mi accadesse, mi renderebbe assai tristo? Non ne diciamo altro: son sicuro che se Antonio è malinconico è perchè ei pensa alle sue merci.

Ant. Credetemi, no: grazie alla fortuna, tutte le mie speranze non son poste sopra un solo vascello, nè destinate per un luogo solo, e le mie ricchezze non si sobbarcano tutte alle venture di quest’anno. No, non sono le merci che mi fanno mesto.

Sal. Siete dunque innamorato?

Ant. Oh no, no.

Sal. Neppure innamorato? Dunque diremo che siete triste; perchè non siete gaio; e facile sarebbe a voi del pari il ridere, il danzare e il dire che siete gaio perchè non siete tristo. Per Giano dalla doppia testa! la natura informa talvolta strani personaggi nelle sue bisbetichezze. Gli uni che cogli occhi a metà chiusi riderebbero come papagalli alla vista di un suonatore di cornamusa; altri di sì acre aspetto che non mostrerebbero i loro denti per sorridere neppure se Nestore giurasse loro che un oggetto dovrebbe far ridere assai.

(Entrano Bassanio, Lorenzo e Graziano)

Sal. Viene Bassanio, vostro nobile parente, con Graziano e Lorenzo: addio; noi vi lasciamo ora in miglior consorzio.

Salar. Sarei volentieri rimasto fino a che vi avessi rallegrato, se amici più degni non mi avessero prevenuto.

Ant. Sono sensibile all’affetto che mi addimostrate; sospetto che i vostri negozi vi chiamino, e che prendiate quest’occasione per lasciarmi.

Salar. Buon giorno, miei buoni signori.

Bas. Buoni signori, quando rideremo? Dite, quando? Voi diventate molto strani: dev’ella durare così?

Salar. Disporremo de’ nostri ozii in guisa da profittare dei mostri.     (esce con Sal.)