Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/34

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atto primo 23


Lear. Ti ringrazio, amico; tu mi servi, ed io t’amerò.

Kent. Venite, messere, rialzatevi, uscite di qui: io poi v’insegnerò il rispetto... Via, via; se misurar non volete un’altra volta col corpo la terra, andatevene tosto. Rinsavirete dopo ciò? Così sia.     (lo spinge fuori)

Lear. Buon servitore, ti ringrazio: dato mi hai buon’arra dei tuoi servigi.     (entra il Buffone)

Buff. Lasciate che lui pure assoldi. — Tieni; ecco il mio berretto da pazzo.     (dandolo a Kent)

Lear. Ebbene, mio stordito, come stai?

Buff. In verità, meglio farete a vestir voi le mie divise.

(a Kent)

Kent. Perchè, pazzo?

Buff. Perchè? Perchè tu ti poni al servizio di un uomo caduto in disgrazia. Dal lato da cui il vento spira non ti rimangono bei giorni da sperare; e se non sai adulare e sorridere al favore, non farai fortuna col tuo nuovo padrone. Animo, prendi il mio berretto, ti dico... Sì, sì, quest’uomo (additando Lear) ha bandito da sè per sempre due delle sue figlie e ha reso la terza felice, suo malgrado. Se i suoi passi tu segui, converrà che porti il mio berretto. Mio zio (a Lear), vorrei avere due berretti da pazzo e due figlie.

Lear. Perchè, figlio?

Buff. Onde, se cedo loro ogni mia proprietà, rimanermi almeno con un berretto. Cotesto è il mio; chiedine uno per te alla tua prole.

Lear. Bada, malandrino, alla frusta.

Buff. La verità è forse un cane che cacciar si debba al canile, mentre illesa dalla sferza si rimane là muta che divora e latra?

Lear. Peste a me!

Buff. Amico, t’insegnerò una canzone.

Lear. Fallo.

Buff. Ascolta e nota, mio zio. «Abbi più che non mostri d’avere; parla meno che non sai; meno presta che non possiedi; va più spesso a cavallo che a piedi; impara più cose che non ne credi; scommetti meno di quel che scommetter puoi; lascia il bicchiere e la tua druda; rimanti placido sotto il tuo tetto; e guadagnerai più del venti per venti».

Lear. Tutto ciò non vuol dir nulla, pazzo.

Buff. In tal caso è l’arringa di un avvocato senza mercede: tu nulla mi desti per ciò. Ma non sapete voi far uso alcuno de nulla, mio zio?