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48 | il re giovanni |
ed ho saputo che la principessa Costanza la precede sotterra tre giorni innanzi, in un accesso di demenza; di quest’ultima però la voce è incerta, nè ho potuto ancora convalidarne l’autenticità.
Gio. Sospendi il tuo volo, occasione, divinità terribile! Fa un patto con me, finchè abbia acquetati i miei Pari malcontenti! — Oh! mia madre morta! In qual deplorabile stato è la mia fortuna di là dal mare? Sotto il comando di chi si avanza questo esercito francese, che tu per certo mi dici già approdato in Inghilterra?
Mess. Sotto il comando del Delfino.
(entrano il Bastardo e Pietro da Pomfret)
Gio. Tu mi hai fatto strabilire con queste sinistre novelle. — Ebbene, che dice il mondo delle tue opere? Non frastornarmi oltre con notizie infauste; ne ho già sapute anche troppe.
Fil. Se tremate di sapere il maggior danno, lasciatelo allora cadere d’improvviso sulla vostra testa.
Gio. Perdonatemi, cugino; ero inabissato sotto i flutti: ma comincio a nuotare, a respirare, e sono in istato di tutto udire.
Fil. In qual guisa io abbia trattati i nostri ecclesiastici, lo conoscerete dalle somme che ho raccolte; ma qui tornando trovai il popolo invasato da strane fantasie, pieno di fatidici rumori, col capo ingombro di vane chimere e di paure, senza saper quel che tema, ed ecco un tessitore di predizioni che condussi da Pomfret. Lo trovai per le strade di quella città, seguito da folla innumerevole, che si accalcava sulle sue orme, e a cui egli profetizzava con numeri grossolani e barbari, che prima del meriggio della prossima Ascensione Vostra Altezza avrebbe ceduto il suo scettro.
Gio. Sognatore insensato, che t’indusse a dir ciò?
Piet. Lo aver preveduto che tal cosa debbe accadere.
Gio. Uberto, conducete costui lungi da’ miei occhi; fittelo imprigionare; e nel meriggio stesso del giorno, in cui dice che non sarò più re, venga appiccato. Dopo averlo fatto assicurare, ritorna da me. — (esce Ub. e Piet.) Oh mio gentil cugino, udisti chi è giunto?
Fil. I Francesi, signore; tutti ne parlano. Ho di più trovato Bigot e Salisbury cogli occhi rossi, come carboni novellamente accesi, che insieme con altri andavano in traccia della tomba di Arturo. Dicono che quel principe sia stato ucciso questa notte per vostro comando.
Gio. Gentil parente, va, unisciti a loro: io conosco un mezzo per racquistare il loro affetto. Conducili innanzi a me.
Fil. Cercherò di farlo.
Gio. Ma oimè! affrettati; quanto più presto riescirai, tanto sarà