Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/467

Da Wikisource.
108 vita e morte del re riccardo ii

quelli che amano la loro sicurezza mi abbandonano..... Il tempo, lo veggo, ha accumulata una densa nube sulla mia gloria.

Aum. Racconsolatevi, mio sovrano; rammentate chi siete.

Ricc. Lo avea dimentico: non sono io il re? Risvegliati, pigra maestà! Tu dormi? Il nome di re non vai forse quarantamila uomini! armati, armati, nome onnipossente! Un vil suddito osa aggredire la tua suprema grandezza! Non affiggete così i vostri occhi sulla terra (ai lordi), voi favoriti di un re. Non siam noi i Grandi del regno? Grandi siano adunque i nostri pensieri! So che mio zio di York ha forze bastanti per difendere i nostri diritti. — Ma chi si avanza?     (entra Scroop)

Scro. Il Cielo conceda maggior salute e felicità al mio sovrano, che la mia voce, nunzia di sventura, non glie ne possa arrecare.

Ricc. Il mio orecchio è aperto, e il mio cuore apparecchiato. I mali maggiori che tu potessi annunciarmi non saranno mai che una perdita di beni temporali. Tu puoi spiegarti, parla: il mio regno è caduto? Ebbene, era per me una sorgente d’inquietudine, e nulla si perde perdendo tali molestie. Bolingbroke aspira egli a divenir grande quanto il fummo noi? Maggiore noi diverrà mai: e s’ei serve Iddio, noi pure lo serviremo e in ciò saremo eguali. I miei sudditi si ribellano? È un infortunio a cui non posso por riparo: ma e’ violano la fede che han giurata a Dio e a noi. Dichiara adunque, decadenza, perdite, ruina, distruzione: il peggiore dei guai è..... la morte, e la morte ha il suo di inevitabile.

Scro. Son lieto di vedere che Vostra Maestà siasi afforzata di tutto il suo coraggio per sostenere l’avversità. Simile a tempesta subitana e orribile che gonfia i pacifici fiumi al disopra delle loro rive sommerse, come se il mondo si fosse tutto sciolto di lagrime, così si spande lontano l’alto furore di Bolingbroke, coprendo i vostri Stati atterriti d’armi e d’acciaio, e di cuori più duri anche dell’acciaio. I vecchi dalla barba folta e incanutiti per gli anni, vestirono di elmi le calve loro teste contro Vostra Maestà: i fanciulli si sforzano d’ingrossare la loro voce femminile, e intesi ad imitare i suoni maschi dei guerrieri veggonsi coprire le delicate loro membra con armi pesanti per investire la vostra corona. Fino i vostri limosinieri, da voi pagati per pregar Dio per voi, imparano a piegar l’arco per valersene in danno vostro; e le donne, le di cui mani non conoscono che la conocchia, si addestrano nei loro focolari a trattare il brando, e minacciano il vostro trono. Giovani e vecchi, tutti si ribellano: e la verità è anche più orribile del mio racconto. Ogni cosa è in uno stato più deplorabile, ch’io non vel possa esprimere.