Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/468

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atto terzo 109


Ricc. Esponesti abbastanza bene tutti i miei danni. Dove è il conte di Vilthshire? Dove Bagot? Che avvenne di Bushy? Dova è Green? Così lasciarono essi un pericoloso nemico avanzarsi in pace sopra le nostre frontiere? Se alfine vinceremo, le loro teste ne faranno ammenda. — Ho fede che e’ fecero la pace con Bolingbroke.

Scro. Questo fecero infatti, milord.

Ricc. Oh, scellerati! Vipere dannate senza redenzione! Cani, avvezzi a lambir la mano di ognuno! Serpi che riscaldai nel mio fieno, e che ora mi pungono il cuore! Traditori mille volte più detestabili di Giuda! E’ fecer pace? Il terribile inferno faccia un’eterna guerra alle impure loro anime per questo atto vile.

Scro. Signore, lo veggo, la tenera amicizia cangia natura e muta ad odio mortale. — Rivocate le vostre maledizioni dalle loro anime; e’ fecer pace dando i loro capi, non le loro mani. Quelli che maledite riceverono il colpo crudele della morte, e giacciono ora profondati nella terra.

Aum. Bushy, Green e il conte di Wilthshire sono morti?

Scro. Sì, tutti e tre a Bristol perderono la testa.

Aum. Dov’è il duca mio padre col suo esercito?

Ricc. Non vale ov’ei sia; niuno parli di conforti; discorriamo di tombe, di vermi e d’epitafi, riduciamo in polvere le nostre carte, e colla pioggia dei nostri occhi scriviamo il nostro dolore sul seno della terra. Scegliamo i nostri esecutori testamentarii, e dettiamo le nostre ultime volontà. Ma nondimeno, no..... perocchè che potremmo noi lasciare, tranne il cadavere di un re detronizzato? Le nostre terre, la nostra vita, tutto appartiene a Bolingbroke, e nulla più v’è che possiamo dir nostro, fuorchè la morte, e questo misero ed ultimo vestimento di argilla, che inviluppa e cuopre le nostre ossa. In nome del Cielo, assidiamoci sopra la terra, e riandiamo le triste istorie della morte dei re. Quanti monarchi balzati di seggio! Quanti uccisi in guerra! Quanti incalzati ognora dalle larve di coloro ch’essi avevano atterrati! Quanti avvelenati dalle loro donne, o sgozzati fra le braccia del sonno o in altra guisa vilmente assassinati! La morte ha stabilita la sua corte nel cerchio di questa corona che circonda la mortal fronte dei re: è qui che schernitrice si asside, e che irridendo alla vana maestà, l’insulta; e dopo aver concesso all’uomo un lieve soffio di vita, una breve scena regale, annulla con uno sguardo tutto il suo orgoglio e la sua stolta presunzione. Coprite i vostri capi (ai lordi) e non beffate con omaggi profondi una massa fragile di carne e sangue. Bandite il rispetto, le for-