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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/497

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138 vita e morte del re riccardo ii


Ricc. Egli montava il mio ginnetto? Dimmi, amico, come comportavasi sotto di lui quel corridore?

Groom. Con tanta fierezza, che pareva sdegnar la terra.

Ricc. Oh, ei va sì superbo di portar Bolingbroke! E quell’ingrato animale mangiava il pane dalla mia regia mano, e inorgoglivasi delle mie carezze! Non doveva egli inciampare e rovesciare (perocchè l’orgoglio deve presto o tardi essere precipitato) l’altero che aveva usurpato su di lui il posto del suo signore? — Perdonami, povera bestia; follemente accagiono te che sei stato creato per essere sottomesso all’uomo, e che nascesti per portarlo. Io, che ero di più nobile specie, io sostengo il fardello come uno stupido giumento, e mi lascio immergere gli speroni nei fianchi, sotto i movimenti ambiziosi del superbo Bolingbroke. (entra il carceriere con un piatto)

Carc. Amico, (al Groom) sgombra; non v’è più da indugiare.

Ricc. Se mi ami, è tempo che te ne vada.

Groom. Ciò che la mia lingua non osa, ve lo dica il mio cuore. (esce)

Carc. Signore, volete mangiare?

Ricc. Assaggia tu prima, secondo il costume.

Carc. Signore, non ardisco; sir Exton, mandato qui dal re, mi ha imposto il contrario.

Ricc. Al diavolo tu e Enrico di Lancastro! La pazienza non regge e sono stanco di usarne. (batte il carceriere)

Carc. Aiuto! (entrano Exton e alcuni domestici armati)

Ricc. Che vuol dir ciò? Si intende ad uccidermi con questo vile assalto? Scellerato, (strappando un’arma a uno dei domestici ed uccidendolo) la tua mano stessa mi dà l’istrumento della tua morte. Vanne tu pure, (uccidendone un altro) e riempi un’altra stanza d’inferno. (Exton lo atterra con un colpo) Questa mano che mi trafìgge brucierà fra fiamme che non si estingueranno più. — Exton, la tua barbara mano ha contaminata questa terra col sangue del suo re! Ascendi, ascendi, mia anima! Il tuo seggio è ne’ cieli; intantochè il mio corpo materiale cade per morir qui. (muore)

Ex. Egli era pieno di valore e di sangue regio: fiaccai l’uno e sparsi l’altro. — Volesse Iddio che quest’opera fosse innocente! Il demone che m’induceva a compierla mi ammonisce ora che essa è notata negli annali di sotterra. — Questo re morto, recherò al re vivente: (troncandogli la testa) prendete gli altri suoi avanzi e sepelliteli qui. (escono)