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atto terzo | 185 |
SCENA II.
Una stanza nel palazzo.
Entrano il re Enrico, il Principe di Galles e Lôrdi.
Enr. Lôrdi, lasciateci soli: fra il principe di Galles e me deve correre un colloquio senza testimonii: pensate a non allontanarvi però, che fra un momento avremo mestieri della vostra presenza. (i Lôrdi escono) Io non so se Iddio, per qualche fallo da me commesso, ha decretato ch’ei nutrirebbe del mio sangue lo strumento della sua vendetta e il flagello mio: ma tu mi fai credere a ciò. Quando questo non fosse, come potrebbero inclinazioni sì vili, sentimenti sì abietti, condotta sì biasimevole, passioni sì basse per piaceri tanto ignobili e compagni rotti ad ogni vizio, quali son quelli a cui ti sei unito, essersi associati alla nobiltà del tuo sangue, e occupare pur per un istante il tuo regio cuore?
P. Enr. Se Vostra Maestà si degna porgermi ascolto, farò opera di scolparmi di tutti i miei trascorsi, e sono sicuro che mi detergerò delle macchie che mi si vengono apposte. Ma per attenuare i miei errori lasciatemi almeno chiedervi una grazia; è che se anniento mille menzogne calunniatrici, spacciate da parassiti che straziano sorridendo, da vili trafficatori e tessitori di fole da cui troppo spesso assediate sono le orecchie dei re, divenga questo un titolo per ottenere col mio sincero pentimento il perdono di alcuni falli troppo veri, in cui m’ha imprudentemente trascinato la mia focosa giovinezza.
Enr. Iddio ti perdoni. Ma permettimi, Enrico, di meravigliarmi delle tue tendenze che mostransi del tutto diverse da quelle dei tuoi avi. Tu hai vergognosamente perduto il tuo seggio nel consiglio, che il tuo giovine fratello oggi riempie; hai perduto l’amore della Corte; tutta la speranza della tua giovinezza è distrutta, nè v’è uomo che prevedendo il tuo avvenire non presagisca la tua caduta. Se io fossi stato così prodigo della mia presenza, e mi fossi così di sovente prostituito alla vista degli uomini, abbandonato a sì vil prezzo a compagnie volgari, l’opinion pubblica, che mi ha condotto in trono, sarebbe rimasta fedele a quegli che ne era possessore, e mi avrebbe lasciato in un esilio senza gloria, mortale sconosciuto, privo di ogni splendore. Ma poichè io apparivo di rado, non potevo incedere fra il popolo accalcato intorno a me. Straordinario come una cometa, ero contemplato con ammirazione, e tutti i padri dicevano ai figli: ec-