Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/582

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ATTO PRIMO 221

orecchia col racconto delle loro nobili gesta, serbando pel fine del discorso un profondo sospiro che corromperebbe la dolcezza di ogni tua lode, volendo con quello significare: vostro fratello, vostro figlio, tutti son morti.

Mor. Douglas è vivo, e vostro fratello ancora: ma vostro figlio.....

Nort. Egli è spento! Vedi quanto l’occhio del sospetto è vivo e penetrante! E’ basta che un uomo tema una sventura, e un rapido istinto lo rischiara; e dagli sguardi altrui tragge la certezza che quella sventura è accaduta. Nullameno, Morton, parla; di’ al tuo conte ch’ei s’inganna; smentisci solennemente la sua congettura. Il tuo insulto sarà ricevuto con ebrezza e ti verrà compensato con ogni favore.

Mor. Voi siete troppo grande perch’io v’inganni. Il vostro presagio è fatalmente vero: i vostri timori sono fondati.

Bard. Ma con tuttociò tu non dici che Percy sia morto.

Nort. Ne leggo la cruda confessione ne’ tuoi sguardi: tu scuoti il capo e temi di dire il vero, come temeresti un pericolo o un delitto. Se egli è ucciso, favella. La voce che mi annunzia la sua morte non mi offende. Delitto è calunniar gli estinti; ma non si fa oltraggio ad essi dicendo che più non vivono.

Mor. Nondimeno è pur certo che il primo messaggiere di una sinistra novella assume un uffizio funesto e pericoloso. La sua voce acquista il suono lugubre di una squilla tetra che vi richiama il terribile istante della perdita di un amico.

Bard. No, milord, non posso credere che vostro figlio sia estinto.

Mor. Sono dolente d’esser costretto ad obbligarvi a prestar fede a ciò che, dinanzi al Cielo che mi ascolta, non vorrei aver veduto. Ma i miei occhi lo mirarono sanguinoso, sfinito, e senza lena, mentre respingeva con debole mano i colpi di Enrico Monmouth, il di cui furore avea atterrato quel garzone fino allora invitto, impedendogli per sempre di rialzarsi. La morte di quell’eroe, il di cui coraggio infiammava i più stupidi bifolchi, una volta divulgata pel campo, agghiacciò l’ardore de’ più intrepidi avvegnachè ei fosse come la molla del suo partito che, rotta, lo ha con sè trascinato; onde ognuno ha cercato salvezza nella fuga. Allora il nobile Worcester fu fatto prigioniero; allora quel bollente Scozzese, quel prode Douglas, la di cui spada uccisi avea tre re bugiardi, cominciò ad ammollirsi, a rimettere del proprio cuore, e animar lo si vide col suo esempio i fuggiaschi al corso. Nell’ansia di questo ei cadde, e fu preso. In breve: il