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248 | ENRICO IV |
Fal. Di quale stoffa vuoi tu farti una veste? Debbo ricever denaro giovedì; dimani avrai una cuffia vezzosa. Canta giovial canzone: vien tardi, e andremo a letto. Tu mi dimenticherai allorchè sarò partito.
Doll. In verità, mi faresti piangere dicendo così; non mai mi abbiglierò prima che tu ritorni. Ora odi il fine.
Fal. Vino, vino, Francis.
P. Enr. e Poins. (avanzandosi) Subito, subito, signore.
Fal. Ah! questi è un bastardo del re! E non sei tu Poins suo fratello?
P. Enr. Oh globo di peccaminose incontinenze, qual modo di vita conduci tu?
Fal. Vita migliore della tua; io sono un gentiluomo, e tu un garzone d’osteria.
P. Enr. È vero, signore; ed io venni per tirarvi fuori per le orecchie.
Ost. Ah Iddio preservi Vostra Grazia! Siate il ben venuto da Londra. Il Cielo benedica il vostro amabile volto! Oh Gesù! abbandonaste Galles?
Fal. Tu figlio pazzo di una donna impura, in cui è qualche lampo di maestà per questa fragile carne e corrotto sangue (toccando Doll.), tu sei il ben giunto.
Doll. Che dite! Vecchio insensato, io vi disprezzo.
Poins. Milord, ei vi distorrà dal vostro proposito di vendetta, e volgerà tutto in celia, se non profittate di questo momento di ardore.
P. Enr. Lurida miniera di sego, come parlasti tu dianzi di me alla presenza di questa onesta, virtuosa e civil gentildonna?
Ost. Benedizione sul vostro buon cuore! Così ella è infatti.
Fal. Mi ascoltavi tu?
P. Enr. Sì; e voi mi avete conosciuto come quando correste dietro al colle di Gad; voi ben sapevate ch’io vi era alle spalle, e forse parlaste così per esperimentare la mia pazienza?
Fal. No, no, no; non così, non credevo che tu m’ascoltassi.
P. Enr. Vi costringerò dunque a confessare l’insulto che mi avete fatto, e allora so come ripararvi.
Fal. Non fu insulto, Enrico, sull’onor mio, non fu insulto.
P. Enr. No? Così dispregiandomi, e chiamandomi panattiere e che so altro?
Fal. Non fu insulto, Enrico.
Poins. Non fu insulto!
Fal. Non fu insulto, Ned, per tutto il mondo, onesto Ned, non