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332 IL RE ENRICO V


Huell. A meraviglia!

Pist. Un avvelenato fico di Spagna. (esce)

Huell. Molto bene.

Gow. Quell’uomo è il più scorto malandrino che fosse mai. Me lo ricordo ora; è un lenone, un tagliaborse.

Huell. Vi assicuro ch’ei profferiva sul ponte le più laide parole; ma non vale. Quel ch’ei m’ha detto lo sconterà tostochè l’occasione se ne presenti.

Gow. Pel Cielo! è un furfante che di tratto in tratto va alla guerra, per avere il vantaggio, al suo ritorno a Londra, di vestire l’abito militare. Simili malandrini sanno i nomi di tutti i capi di un esercito, e vi possono dire a memoria tutto quello che è accaduto in una guerra: essi vi manifesteranno chi si distinse, chi fu ucciso, chi si disonorò, quali erano i posti del nemico, quale l’ordine della battaglia. £ tutto questo espongono coi migliori termini di guerra, colle frasi più significanti. Or voi non potreste imaginare qual effetto producano mostacchi tagliati a guisa di quelli del generale, e orribili grida, che imitano le grida di un campo, fra bottiglie e spiriti pieni di birra. Oh! conviene imparare a conoscere tal plebaglia che disonora il secolo, o ne rimarreste ingannato tutti i giorni.

Huell. Io non credo, capitano Gower, ch’ei sia tutto quello che vuol sembrare, e alla prima occasione, in cui lo vedrò in cimberli, gli farò sentire la mia maniera di pensare (si ode un tamburo) Udite! Viene il re, convien ch’io gli parli del ponte.

(Entra il re Enrico, Glocester e soldati)

Huell. Dio benedica Vostra Maestà!

Enr. Ebbene, Huellen; vieni dal ponte?

Huell. Così piaccia a Vostra Maestà. Il duca di Exeter lo ha generosamente difeso: i Francesi si sono ritirati, e libero n’è ora il passaggio. In verità il nemico ci aveva soverchiati, ma fu costretto a rinculare, e il luogo è ora in poter nostro. Ohi io posso ben assicurare Vostra Maestà che il duca è un valentuomo.

Enr. Quanti uomini avete perduto, Huellen?

Huell. Le perdite dell’avversario sono state molto grandi, molto ragionevolmente grandi: e per mia parte non credo che al duca sia mancato un uomo, se se n’eccettua uno, che sta per essere appiccato per aver rubato in una chiesa, un certo Bardolfo, se Vostra Maestà lo conosce: il suo volto è coperto di bolle e di fiamme di fuoco; le sue labbra gli turano il naso, e son simili a un carbone, ora turchino ed ora rosso; ma il suo naso sarà di già appeso, e tutto il fuoco vi si sarà spento.