Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/151

Da Wikisource.
142 IL RE ENRICO VI


York. Non accettate, miei figli?

Ed. Sì, nobile padre, se le nostre parole a ciò valgono.

Ricc. E se non le parole, varranno le armi.

Cliff. Che! Quale stirpe di traditori è questa?

York. Contemplati nello specchio e chiama te stesso così. Io sono il tuo re e tu un perfido ribelle. Si conducano qui i miei due nobili campioni, che scuotendo le armi soltanto porranno in fuga questi codardi. Dite a Salisbury e a Warwick di venire oltre.

(suono di tamburo. Entrano Warwick e Salisbury coll’esercito)

Cliff. Son questi i campioni tuoi? Noi li uccideremo, se ardiscono sostenerti.

Ricc. Ho veduto spesso nei combattimenti cani furiosi commuoversi e mordere per di dietro l’orso incatenato; ma venuti alle prese con lui abbassavano le orecchie e latravano spaventati. Così avverrà di Clifford s’egli ardisce opporsi a noi e lottar con Warwick.

Cliff. Via di qui, mostro deforme; orrendo d’anima e di corpo!

York. Fra poco ti faremo avvampar di collera.

Cliff. Bada di non divenir vittima tu stesso della tua soverchia foga.

Enr. Perchè, Warwick, le tue ginocchia han disimparato a curvarsi? Vecchio Salisbury... vergogna a’ tuoi bianchi capelli! Insensato che guidi sulla via di perdizione il figliuol tuo! Vuoi tu sul tuo letto di morte oprar da scellerato? e cerchi i guai, allorchè mestieri non hai che di riposo? Oh! dov’è la fede? dove la lealtà? Se bandite esse sono dai capi canuti, dove troveranno un ricovero? Vuoi tu scavarti la tomba colla guerra, e bruttar di sangue la tua onorata vecchiaia? Vecchio tu sei e difetti di esperienza? O se ne hai, in tal guisa ne abusi? Rientra in te, e per vergogna, piega innanzi a me quelle ginocchia che il peso degli anni ha già fatto entrare a metà nel sepolcro.

Sal. Milord, ho esaminati i titoli di questo illustre duca, e in coscienza debbo crederlo il legittimo erede del trono d’Inghilterra.

Enr. Non hai tu giurata obbedienza a me?

Sal. Sì.

Enr. Puoi tu ritogliere al Cielo un tal giuramento?

Sal. È un gran delitto il giurare un delitto; ma più grande ancora il mantenere un voto colpevole. Qual promessa abbastanza solenne può costringere a compiere un omicidio, a derubare un amico, ad oltraggiare il pudore d’una vergine innocente, a rapire il patrimonio d’un orfano, a privare una vedova de’ suoi