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ATTO QUINTO 143

diritti, senz’altra ragione di tali opere che il vincolo d’un giuramento?

Mar. Un traditore raffinato non abbisogna di sofisti.

Enr. Chiamate Buckingham e ditegli d’armarsi.

York. Chiama Backingham e tutti i tuoi amici; son risolato di morire, o di diventar re.

Cliff. Morrai se i sogni non mentono.

War. Meglio faresti a tornar nel tuo letto per sognarvi di nuovo senza esporti ai pericoli del campo.

Cliff. Warwick, son fermo di voler sostenere una tempesta più terribile di quella che è in tuo potere di suscitare oggi; giuro di provarlo col tuo sangue se mi sarà dato nello scontro di riconoscerti.

War. Per lo stemma de’ miei padri, per l’antico scudo dei Nevil, formato di un orso che rompe i ceppi, mi farò conoscere a te, e porterò il mio pennacchio alto e superbo, come la quercia piantata sulla montagna che serba il fogliame in onta degli uragani; la sua vista ti agghiaccerà di spavento: ma le penne io strapperò dal tuo elmo sdruscito e le calpesterò con disprezzo, quale che siasi la tua spada e lo stemma tuo.

Il figlio di Clifford. All’armi, all’armi, generoso padre; atterriamo questi ribelli, e i loro complici.

Ricc. Vergogna! abbi mansuetudine: non parlare con tanto disprezzo, perchè tu andrai in cielo questa notte.

Il figlio di Clifford. Orrenda creatura, tanto non puoi predire.

Ricc. Se non in cielo, andrai certo almeno in inferno.

(escono da varie parti)


SCENA II.

Sant'Albano.

Allarme. Escursioni. Entra Warwick.

War. Clifford di Cumberlandia, è Warwick che ti chiama: e se non ti ascondi dall’orso ora che la tromba ha dato l’allarme, e le grida dei morenti riempiono l’aere, esci e combatti con me. Superbo lord, Warwick è ròco pel lungo appellarti. (entra York) Come! signore? Voi a piedi?

York. Clifford mi uccise il cavallo; ma lo vendicai, e feci dono ai corvi del bel destriero ch’egli saliva. (entra Clifford)

War. L’uno di noi, o entrambi sono alla loro ultima ora.