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170 IL RE ENRICO VI


Nort. Ma nè la vostra audacia vi fece da tanto da star saldo.

Ricc. Northumberland, io son pieno di rispetto per te! Ma rompi questa conferenza, perchè a stento raffreno i moti del mio cuore contro questo Clifford, barbaro uccisore di fanciulli.

Cliff. Uccisi tuo padre: chiami tu quello un fenciullo?

Ricc. Sì, da vile e traditore lo assassinasti, come il nostro tenero fratello Rutland; ma prima del tramonto ti farò maledire quelle opere.

Enr. Cessate dalle invettive, signori, e uditemi.

Mar. Sfidali, o altrimenti non parlare.

Enr. Pregoti, non por ceppi alla mia lingua: io sono anche re.

Cliff. Mio sovrano, la ferita che produsse questo scontro non può essere curata con parole; perciò tacete.

Ricc. Dunque, carnefice, snuda la tua spada: che, per quegli che tutti ci creò! io credo che il valore di questo Clifford non stia che nella lingua.

Ed. Di’, Enrico, avrò io giustizia, o no? Migliaia d’uomini han asciolto oggi che più non desineranno, se pur tu non mi cedi quella corona.

War. Se lo neghi, il loro sangue ricadrà su di te: perocchè è per la giustizia che York impugna la spada.

Prin. Se giusto è quello che Warwick così chiama, non v’è più ingiustizia, ed ogni cosa è onesta.

Ricc. Chiunque sia tuo padre, la tua madre certo qui sta; perchè ben da lei ti ravviso alla tua audace lingua.

Mar. Ma tu nè alla madre nè al padre somigli: tu sei un mostro coperto d’infamia, e segnato dal destino come oggetto da evitarsi, come il veleno dei rospi, o il tremendo dardo dei serpenti.

Ricc. Vil putredine di Napoli, lucida d’oro inglese, al di cui genitore si addice il titolo di re, come ad un ruscello quello di oceano, non arrossisci, conoscendo la tua origine, a tollerare che la tua lingua sveli tutta la viltà del tuo cuore?

Ed. Perchè non ho io ora, al prezzo di mille corone, una verga in mano per isferzare quella creatura proterva, e insegnarle a conoscersi? — Elena in Grecia era più bella di te, sebbene il tuo consorte possa essere un nuovo Menelao: e nondimeno non mai il fratello di Agamennone fu tanto oltraggiato da quella perfida femmina come questo re lo è stato da te. Suo padre dominava nel cuore della Francia, e vi schiacciava il re e il Delfino; e se il figlio si fosse accoppiato in ragion del suo stato, egli avrebbe potuto serbare fino a questo di tutta la sua