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108 MOLTO STREPITO PER NULLA


D. Gio. Tal parola è anche troppo mite per esprimere la sua malvagità; potrei dirne di più: imaginatevi un nome anche più odioso, e potrò applicargliene. Non istupite fino al momento dell’evidenza; venite con me stanotte, e vedrete qualcuno entrare per la sua finestra, anche in questa vigilia delle sue nozze. Se voi quindi l’amate, sposatela dimani, ma sarebbe più consentaneo al vostro onore il mutar proposito.

Claud. Può ciò essere?

D. Pedro. Nol posso credere.

D. Gio. Se voi non osate credere quel che vedrete, non parlate neppur mai di ciò che sapete. Se volete seguirmi vi fornirò prove bastanti; e quando avrete tutto veduto ed udito, vi comporterete a norma del vostro senno.

Claud. Se veggo qualche cosa stanotte che mi vieti di sposarla, la svergognerò dimani dinanzi al sacerdote.

D. Pedro. E come io la corteggiavo onde ottenerla per te, così mi unirò a te per disonorarla.

D. Gio. Mi astengo dal dirne di più finchè voi stessi abbiate veduto quello che si apparecchia; intanto restatevi freddi finchè giunga la notte, e allora il fatto si dichiarì da sè.

D. Pedro. Oh ore di inaspettata angoscia!

Claud. Oh avvenimento crudele, chd viene a svanire ogni mia speranza!

D. Gio. Oh sventura prevenuta a tempo! Così voi direte quando avrete veduto quel ch’io vi mostrerò. (escono)

SCENA III.

Una strada.

Entrano Dogberry e Verges colla guardia.

Dog. Siete voi prodi soldati?

Verg. Sì certo. Sarebbe altrimenti da compiangersi se salvassero l’anima e il corpo.

Dog. Ogni punizione sarebbe lieve per essi, se alcuna idea hanno della fedeltà, essendo scelti come sono per guardia del principe.

Verg. Ebbene, date loro la consegna, cugino Dogberry.

Dog. Prima di tutto, chi è di voi il più immeritevole di comandare?!

Guar. Ugo Formaggio, signore, o Giorgio Carbone; perocchè entrambi sanno scrivere e leggere.