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ATTO QUARTO 123


Beat. Un mezzo ben facile, ma che addimanda un vero amico.

Ben. Può compiere un uomo quanto bramate?

Beat . È opera da uomo, ma non da voi.

Ben. Non vi è nulla ch’io ami come voi nel mondo, non è ciò strano?

Beat. Così strano, come una cosa ch’io conosco: io pure potrei affermare che non v’è nulla che ami al par di voi; ma voi non dovreste credermelo, sebbene non dica una menzogna: io nulla confesso e nulla nego: duolmi per mia cugina.

Ben. Per la mia spada! Beatrice tu mi ami.

Beat. Non giurate per essa e mangiatela.

Ben. Giurerò per essa che mi amate, e la farò trangugiare a quegli che asserisse ch’io non vi adoro.

Beat. Non volete riporvi in gola questa parola?

Ben. Non mai, qual che si fosse la salsa che s’inventasse per lei: protesto che ti amo.

Beat. Ebbene, dunque Iddio mi perdoni!

Ben. Qual’offesa, dolce Beatrice?

Beat. Mi avete rattenuta in buon’ora; stava per dichiararvi che sentivo affetto per voi.

Ben. Fatelo con tutto il cuore.

Beat. Vi amo tanto di cuore che non mi rimane parola per esprimervelo.

Ben. Comandatemi ogni cosa per servirvi.

Beat. Uccidete Claudio.

Ben. Ah.....! non per l’universo.

Beat. Voi uccidete me con tal rifiuto: addio.

Ben. Fermati, Beatrice.

Beat. Son già come partita, sebbene presente ai vostri occhi: voi non sentite amore... no, ve ne prego, lasciatemi andare.

Ben. Beatrice.....

Beat. Voglio partire assolutamente.

Ben. Bisogna prima che siamo amici.

Beat. Vi è più facile l’ardire di essermi amico che quello di combattere il mio nemico.

Ben. È Claudio il vostro nemico?

Beat. Non è divenuto il maggiore degli scellerati, avendo così calunniata, insultata, disonorata la mia parente? Oh foss’io un uomo! Condurla egli stesso all’altare; indugiare fino all’istante della loro unione, e allora con una accusa pubblica, con una calunnia manifesta, con isfrenata rabbia....! oh Dio! fossi io un uomo per divorargli il cuore sulla piazza pubblica!