Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/578

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ATTO TERZO 179

di corde poetiche, che sapevano intenerire il ferro e gli scogli; domare le tigri; attirare dai profondi abissi dell’oceano enormi cocodrilli, e farli danzare sopra rive sabbiose. Dopo le vostre lunghe e dolenti elegie, venite quando annotti sotto le finestre della vostra amata: offritele i più dolci concerti: al suono degli istrumenti unite alla canzone querula e lugubre, il tetro silenzio della notte è propizio ai dolci lai degli amanti infelici: se con tali mezzi non giungete a commuovere il suo cuore inflessibile, non potrete più nulla sperare.

Duc. Questi consigli provano che siete stato innamorato.

Tur. Questa sera medesima li porrò in atto. Onde, mio caro Proteo, mio Mentore, andiam tosto alla città per trovarvi qualche abile musico. Ho un sonetto che mi gioverà per praticare i vostri buoni suggerimenti.

Duc. Andate, signori, accudite a ciò tosto.

Prot. Noi resteremo presso di voi, mio principe, fin dopo la cena; e ci rimarrà ancora bastante tempo per condarre a buon termine i nostri disegni.

Duc. No no; poneteli ad esecuzione senza dormire. Vi dispenso dal seguirmi

(escono)