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178 DUE GENTILUOMINI DI VERONA


Duc. A meraviglia; ma ella crederà che lo calunniamo per odio.

Prot. Sì, se fosse un nemico di Valentino che lo dicesse: ma bisognerebbe che siffatte cose le venissero rivelate da un uomo che ella credesse invece amico di Valentino.

Duc. Forza è dunque che voi vi assumiate di calunniarlo.

Prot. È cosa, mio principe, che farò con molta ripugnanza: è parte troppo abbietta per un uomo di onore, sopratutto contro un intimo amico.

Duc. Allorchè tutti i vostri elogi non possono fargli alcun bene, le vostre calunnie non possono certamente nuocergli. Tale parte diviene quindi indifferente, specialmente quando è il vostro amico che vi prega di compierla.

Prot. Sia come volete; ella non lo amerà lungamente, ve ne fo fede, dopo tutto quello ch’io dirò in suo danno. Ma se avviene, ch’io strappi dal di lei cuore l’amore che nutre per Valentino, non ne verrà per ciò ch’ella ami Turio.

Tur. Ma quando le avrete divelto tale amore, per tema cbe l’opera non riesca inutile, sarà vostra cura di ispirarle affetto per me, cosa che ben potrete, lodandomi in ragione dei biasimi di cui opprimerete Valentino.

Duc. Ah mio caro Proteo! noi possiamo riporre cotesti interessi fra le vostre mani, perocchè, da quello che ci ha detto Valentino stesso, voi siete uno dei più fedeli sudditi dell’amore, e in cui breve tempo la vostr’anima non potrebbe mutarsi, o divenire spergiura. Sicuri dei vostri sentimenti, noi non temiamo di darvi accesso da Silvia, e libertà d’intrattenerla lungo tempo; perocchè ella è addolorata, languida, malinconica; e in contemplazione del vostro amico sarà ben lieta di vedervi. Con arguti discorsi potrete racconsolarla e persuaderla di odiar Valentino e di amar Turio.

Prot. Tutto quello che potrò fare lo farò. Ma voi, messer Turio, non siete abbastanza insistente. Voi pure dovreste gettare le vostre reti, e incatenare i suoi desiderii con sentiti lamenti, le di cui rime amorose non esprimessero che le sue lodi e i vostri voti.

Duc. Infatti la celeste poesia esercita molto potere sui cuori.

Prot. Dite a Silvia che sull’altare della sua bellezza voi immolate le vostre lagrime, i vostri sospiri, il vostro cuore; scrivete finchè il vostro inchiostro sia finito, e le vostre lagrime riempiano il calamaio, e vergate alcune linee di sentimento che valgano ad attestare la vostra sincera affezione. La lira d’Orfeo era fornita