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ATTO TERZO 177


Sp. Perchè non mei dicesti prima! Peste a’ tuoi biglietti d’amore! (esce)

Laun. Sarà trattato come va per aver letta la mia lettera. Quel villano indiscreto vuol entrar a parte d’ogni mistero! Vuo’ seguirlo per rallegrarmi, vedendolo flagellato. (esce)

SCENA II.

Una stanza nel palazzo del Duca.

Entrano il' Duca e Turio; Proteo sta dentro.

Luc. Messer Turio, voi non avete più nulla a temere. Ella vi amerà ora che Valentino è bandito.

Tur. Dopo il suo esilio, ella mi disprezza anche di più; detesta la mia passione, e mi tratta ccn tanto sdegno, che ho infine perduta ogni speranza di ottenere il suo cuore.

Duc. La debole impressione dell’amore è come una figura disegnata sul ghiaccio, che un raggio di sole cancella. Un po’ di tempo scioglierà il gelo del suo cuore e l’indegno Valentino sarà ebbliato. — Ebbene, messer Proteo? È partito il vostro concittadino secondo i miei ordini?

Prot. É partito, mio buon signore.

Duc. Mia figlia geme per la sua lontananza.

Prot. Un po’ di tempo dissiperà il suo dolore.

Duc. Io pure lo credo, ma messer Turio non pensa così. La buona opinione che ho di voi, Proteo (avvegnachè voi mi avete data prova del vostro affetto), mi sprona ognor più ad accordarvi tutta la mia confidenza.

Prot. Possa il momento in cui mi troverete infedele ai vostri interessi, signore, esser l’ultimo della mia vita!

Duc. Voi sapete quant’io desidererei di stringere un’alleanza fra Turio e mia figlia?

Prot. Lo so, mio principe.

Duc. E credo non ignoriate neppure quanto ella resista a’ miei voleri?

Prot. Vi resisteva almeno, allorchè Valentino era qui.

Duc. Ma ella persevera anche adesso nella sua ostinazione. Che potremmo noi imaginare per fare obbliare Valentino a Silvia e farle amar Turio?

Prot. La via più breve è di accusarlo di essere infedele, di esser vile, e di appartenere ad una sciagurata schiatta; tre difetti che le donne abborrono mortalmente.